AVELLINO E LE SUE LAPIDI

di

Gerardo Pescatore

 

   Le lapidi e le epigrafi costituiscono un patrimonio di testimonianze, col quale si pu ricostruire e conoscere meglio la storia di una citt. Esse infatti fissano nei secoli gli eventi epici o tristi di una comunit, ricordano i personaggi pi eminenti e i cittadini che meglio hanno operato, eternando e proponendo alle generazioni future esempi da emulare. Purtroppo alcune di esse sono andate perdute con la distruzione, a causa di eventi tragici come il terremoto e il bombardamento, degli edifici su cui erano apposte.

La pi famosa certamente quella della Dogana, un edificio risalente al X-XI secolo come deposito di merci in caso di carestie.   Il principe di Avellino Francesco Marino I  Caracciolo affid al grande architetto Cosimo Fanzago, caposcuola del barocco napoletano, il  progetto di  ristrutturare  il profilo architettonico di  Avellino e di restaurare i monumenti cittadini,  gravemente danneggiati  da guerre e dalla terribile peste del 1656. Infatti, come recita liscrizione latina nel riquadro centrale, Francesco Marino Caracciolo volle ricostruita pi bella questa casa di Cerere, quasi andata in rovina per la vecchiaia, affinch il popolo in caso di pestilenza non morisse anche di fame.

 

        

 

   Davanti al monumento, simbolo della potenza feudale e della prosperit economica della citt,  Francesco Marino fece innalzare sempre dal Fanzago un obelisco, commissionato a  spese dellUniversit, in  omaggio al  piccolo re  Carlo II dAsburgo, re di Spagna,  come ricordava liscrizione in bronzo sul basamento, distrutta dopo le cruente rivolte del 1799: CAROLO  II   /   AUSTRIACO   REGNUM   /   FELICITER   AUSPICANTI   /  CIVITAS   ABELLINATUM / METROPOLIS / HIRPINORUM  FIDELISSIMA / ANNO  D.  MDCLXVIII.

  Nel cuore del centro antico svetta con i suoi 40 metri la Torre dellorologio, simbolo di Avellino, costruita dove gi si innalzava unaltra torre o campanile. Era fornita anche di una diana per segnalare eventuali emergenze o pericoli. Fu danneggiata dal terremoto del 1728 e il restauro avvenuto nel 1782, comport anche la costruzione di una cupola grazie a danaro pubblico, come scritto nella lapide sul basamento:  QUAM HOROLOGII MOLEM/ DIU SUBDIALEM ASPEXIT VETUSTAS/ V.I.D. PETRUS ROSSI / FREQUENTIBUS  POPULI PUNCTIS/ CURATOR URBIS ITERUM RENUNTIATUS /NE VETERI DIAGRAMMATE EXEQUUNDO/ EIUS ONORE QUANDOQUE FATISCERET/NEVE GRAVIORI SUMPTU/ARCA PUBLICA VEXARETUR/ COMITIALIA CIVIUM SUFFRAGIA CONSEQUUTUS/ SOCIORUMQUE CONSENSU COMITANTE/AERE PUBLICO/FERREA MACHINA CORONARI CURAVIT  A.D. MDCCLXXXII/ ALOISIUS MARIA DE CONCILYS/IN GRATI ANIMI HORTAMENTUM.

(Cos tradusse Scandone:Quella mole dellorologio, che – per lungo tempo let antica ha veduta scoperta - il dott. in utroque iure Pietro Rossi- da numerose unioni del popolo -  amministratore della citt proclamato per la seconda volta – affinch nel porre in esecuzione lantico disegno, per il suo peso una volta non si offendesse e perch da pi grave spesa la cassa pubblica non fosse travagliata- avendo ottenuto il voto favorevole dellunione dei cittadini, accompagnandolo il consenso dei colleghi, con pubblico denaro la fece coronare da una ferrea macchina nel 1782 Luigi Maria de Conciliis. Per esortazione di animo grato).

stata ancora ricostruita dopo i gravi danni del terremoto del 1980.

 

                           

Lungo la via regia delle Puglie, che divenne la pi importante per il trasporto di grano e di altre merci  a Napoli,  fu edificata la Fontana di Bellerofonte detta dei tre cannoli perch lacqua freschissima, proveniente dalle falde di  Montevergine, effluiva da tre cannelle.

   L'opera fu voluta dal principe Francesco Marino Caracciolo, che fece ricavare dall'architetto Cosimo Fanzago dal grezzo abbeveratoio esistente una fontana artistica, utile allapprovvigionamento idrico della citt. Oggi tutte le statue sono state trafugate, restano ancora visibili lo stemma civico e quello dei Caracciolo e due lapidi contenenti iscrizioni in latino.

   

 Una   lapide  in  marmo  scuro,  che   a  stento   si   legge,  ricorda  la costruzione del Principe: VIATOR PAULISPER MANE /EN LINPHAE ADBLANDIUNTUR AMENAE/ HAUD MURMURANTES ATQUI PLAUDENTES/ FONS ETENIM VETUSTATE DEFORMIS /AC STERILISCENS  - FELICISSIMO IN PRINCIPIS/ CON(SILIO) – SCHEMATE ELEGANTIOR -/ FECUNDIOR AQUIS RENIDET-/ ANNO REPARATAE SALUTIS / MDCLXVIII. (Viandante, fermati un poco. Ecco ti invitano amene acque, abbondantemente scroscianti Infatti  una fontana collabente e che si sta esaurendo per la vecchiaia per una decisione molto  favorevole del principe rifiorisce pi elegante per struttura e pi ricca di acque. Anno di riparazione 1668).

Pi sotto fu aggiunta per i lavori del comune nel 1866 unaltra lapide: IN UBERIOREM HAUSTUM ET CIVIUM COMODIS/ AERE MUNICIPALI RESTITUTUS/ MDCCCLXVI cio Restaurata con denaro comunale per una bevuta pi abbondante e per i vantaggi dei cittadini. 1866.

Proprio di fronte alla fontana nel palazzo contiguo con la Chiesa di S. Maria di Costantinopoli  sorse nel 1584 il Monte di Piet, come ricorda la lapide posta al I piano, istituito, con assenso del vicer di Napoli e col contributo dellUniversit,  per aiutare i ceti pi miseri o bisognosi, a cui si concedevano prestiti, dietro garanzia di un pegno e senza interessi. 

 

Al  periodo dei  Caracciolo  risalgono  le  due lapidi  su Porta  Napoli,  presso  il convento dei Domenicani  ( lattuale Prefettura)  e  su Porta  Puglia  allaltezza della chiesa di S.Spirito (allora  monastero agostiniano) scomparse   

perch abbattute dal Mazas nel 1810 nel decennio francese.Sulla porta Napoli cera la seguente iscrizione MARINUS  CARACCIOLUS ABELLINI PRINCEPS III / FRUGI LIBERALITATE DOMICILIA DE SUO STRUIT./VIRGINIBUS IN DOTEM DUIT URBEM AMPLIAT/CIVEM DUPLAT CASCUM ET RECENS PORTIS MURISQUE CLATHRAT /  SIBI  FOENERATUS  AC  SUIS  /  TUM  VOS  O  POSTERI AUGETE LARGITATE DICTIONEM/ ANNO SALUTIS MDCXX (Questa la traduzione: Il terzo principe di Avellino, Marino Caracciolo, con sobria liberalit costruisce abitazioni, le d in dote alle nubili, amplia la citt, raddoppia il numero dei cittadini, chiude il vecchio e il nuovo (abitato)  con porte e mura con spesa sua e dei suoi. In seguito anche voi, o posteri, accrescete con la liberalit il dominio. A.D. 1620).  

Sulla porta, detta di  Puglia, cera laltra  iscrizione: MARINUS CARACCIOLUS ABELLINI PRINCEPS III / EXPLICATIS LATE MOENIBUS   INCLUSISQUE   SUBURBIIS   /   URBEM   LATIUS   CIVES    TUTIUS ADVENAS  LAETIUS  / OMNES     HABUIT  MUNIFICENTIUS , che significa Marino Caracciolo, il terzo principe di Avellino, allargate ampiamente le mura con la inclusione dei sobborghi, tenne la citt in pi ampio spazio, i cittadini con maggiore sicurezza, gli ospiti con pi grande letizia, tutti con pi larga munificenza.  

Anche nel magnifico e lussureggiante parco del castello, a cui si accedeva dal Casino del principe, si potevano leggere due lapidi scomparse, distrutte nel 1647 durante la rivoluzione di Masaniello. Allingresso cera questa iscrizione su marmo: MULCENDO PER PACIS BLANDITIAS MARTE/ EXERCENDAQUE PER LUDICRA MARTIS PACE/NATURAE ARTISQUE AD DELECTANUM CERTAMINA/IN AMPLISSIMO HOC VIRIDARII THEATRO/SIBI SUISQUE INDIGENISQUE ADVENIS PARAVIT/MARTIS DELICIUM PACIS PRAESIDIUM/CAMILLUS CARACCIOLUS ABELLINI PRINCEPS (Scandone in Avellino moderna d questa traduzione: Nellammansire Marte con le delizie della pace e nel tenere, durante la pace, in esercizio i giochi di Marte in questo splendidissimo teatro del giardino Camillo Caracciolo, principe di Avellino, prepar per s e per i suoi, per i cittadini, per gli ospiti, a fine di diletto, le gare della natura e dellarte: delizia di Marte, presidio della pace).

Nel giardino Camillo fece erigere per la sua cagnolina, morta per il parto, un monumento funerario con la statua dellanimale circondata da una fontana con  la seguente iscrizione: SISTE GRADUM VIATOR SISTE/LEGE ET LUGE/BLANDOS SIMUL FERENTES FIDOS/GRAVIORA NON CURANTES POLITIORA ASPERNANTES/NON INVENTIS HOMINIBUS NOS ELEGIT ET PRAEDILEXIT/ DOMINUS/  QUAM SIMPLICITAS DILECTIONEM GIGNIT /ACQUISIVIMUS MAXIMAM /PHARMACO SUMPTO, FATO CEDIMUS/HERI LUDUS, HODIE LUCTUS HERO/QUINQUE UNANIMES PULCHERRIMAE CANES, MATER ET FILIA/UNUM  PORTAVIMUS PRINCIPIS ET AULICORUM ANIMUM;/TU NI FUNDIS FLETUM OB NOSTRUM LETHUM/SAXO DURIOR HOSPES, ABI HOSPES

(di sotto)

INSUETA CUR PROPTER AQUAS CONDAMUR IN URNA/HOSPES MIRARI DESINE. CONSLIUM EST/ ASTRA HABUERE CANEM ET TELLUS, DORIS AMARA/PAR ERAT, UT DULCI NAIS HABERET AQUA.

(Questa la mia personale traduzione: Ferma il passo viandante, leggi e piangi. Il signore, non avendo trovato uomini, scelse e predilesse noi  che ci mostravamo piacevoli e fedeli, non procuravamo le cose troppo fastidiose e disdegnavamo le cose troppo raffinate. Ci procurammo un grandissimo amore, che la semplicit fa nascere. Preso il farmaco, cediamo al fato: ieri svago, oggi causa di dolore. Concordemente cinque bellissime cagne, la madre  e  la  figlia  portammo un unico sentimento del  principe  e degli  uomini della corte: ospite  pi duro della

pietra, non versare lacrime per la nostra morte, allontanati.

Ospite, cessa di  meravigliarti perch siamo sepolte in unurna inconsueta a causa delle acque. E stabilito che le stelle avessero un cane e la terra una dolorosa Doride. Era giusto che una Naiade abitasse nella dolce acqua).

 

 

Avvenimenti storici e militari

Anche gli avvenimenti pi rilevanti della nostra storia sono ricordati attraverso le lapidi.

Nel 1806  Avellino  divenne  capoluogo  della  nuova  provincia  di  Principato

Ultra, dopo la divisione del territorio del Regno in 13 Province, stabilita dalla legge dell8 agosto 1806 n. 132 (oggi messa in discussione dalla legge sul riordino delle province). A memoria di tale evento  fu posta una lapide sulla facciata laterale della Prefettura prospettante su Piazza Libert.

 

 

Un avvenimento coevo rievoca la  lapide nel cortile del Palazzo Greco in via Duomo, quando nella casa di don Giacinto Greco di idee giacobine (focolaio di patriottismo avellinese) il 4 giugno 1806 fu ospitato il re Giuseppe Bonaparte, accolto, come racconta lo studioso Nicola Valdimiro Testa, dagli esponenti politici, dagli amministratori e dai notabili locali con la richiesta di trasferire la Reale Udienza ad Avellino per la sua topografia e per il numero della popolazione.

 

 

In questo stesso anno fu nominato governatore militare di Avellino Leopold Sigisbert Hugo con lincarico di reprimere il brigantaggio e dare la caccia a Fra Diavolo. Il maggiore francese fu raggiunto alcuni mesi dopo dalla moglie Sofia Trbuchet e dai figli Victor, Abel e Eugne. Sulla facciata del palazzo de Conciliis in Piazza XXIII Novembre alle spalle del Duomo, (oggi denominato Casa della cultura) ce la lapide in ricordo del soggiorno ad Avellino di Victor Hugo dal dicembre 1807 al luglio 1808. Il piccolo Victor, che non aveva ancora sei anni, serb un ricordo intenso e piacevole di quel breve periodo, tanto da scrivere nelle sue memorie Stavamo cos bene ad Avellino, che non  avremmo  voluto  abbandonare  mai pi quella citt.

      

 

Nel 1820 scoppiarono i moti rivoluzionari, che segnarono la pagina pi luminosa della storia avellinese perch segn lalba del Risorgimento italiano.

Lepigrafe sulla facciata del Palazzo del Governo, incisa sulla lapide marmorea sotto un bassorilievo di bronzo raffigurante lazione di 130 cavalleggeri e di 20 carbonari, esalta limportanza delle Cinque Giornate di Avellino sotto la guida di Lorenzo de Concilj. Fu scoperta nel centenario, con testo del prof. Testa.

 

  

 

Da questo importante avvenimento ebbe origine lunit dItalia, che fu completata grazie alleroismo della Brigata Avellino nella I guerra mondiale, come ricorda lepigrafe  della lapide fatta apporre nel centenario dallAssociazione Nazionale del Fante sulla facciata laterale della Prefettura.

 

Raggiunta lUnit, lItalia persegu una politica di espansione in Africa, che offriva nuovi mercati per il commercio dopo lapertura del canale di Suez. Loperazione militare, quando era ministro lirpino Pasquale Stanislao Mancini, fall con la sconfitta di Dogali e col massacro di 500 soldati il 26.1.1887. In ricordo fu posta a cura degli studenti dellIstituto tecnico sulla facciata della Prefettura la seguente lapide marmorea

 

 

La campagna dAfrica, ripresa dal Crispi con qualche successo iniziale, fu stroncata, nonostante leroismo delle nostre truppe, da dure sconfitte allAmba Alagi il 7.12.1896 e a Macall. Anche questo triste episodio fu ricordato da una lapide apposta dagli studenti del liceo classico sulla facciata del Convitto Nazionale P. Colletta:

 

Uno degli eventi pi ricordati con monumenti e lapidi fu la I guerra mondiale (1915-18), che fu particolarmente cruenta causando la morte di tanti irpini.

Ai due lati del porticato prima della porta dingresso del Convitto Nazionale Colletta due lapidi ricordano i nomi dei 59 caduti nella Grande guerra, che avevano studiato in quellistituto preceduti da  questa epigrafe: QUI FURONO EDUCATI/ AL CULTO DELLA PATRIA/ PER CUI CADDERO/ 1915-18.

Unaltra lapide in ricordo dei caduti di questa guerra con riferimento ai dipendenti postali si trova sul palazzo delle Poste.

 

Anche sul lato posteriore del Monumento ai caduti di questa guerra, a Corso Europa, ce una piccola lapide con una breve, ma significativa scritta

Un altro avvenimento sempre vivo nel cuore degli Avellinesi furono i bombardamenti aerei americani del settembre 1943, che distrussero gran parte del centro di Avellino.  Per ricordare le vittime dei raid aerei fu eretto il 14 settembre 1958 un piccolo monumento bronzeo  con lapide  alla base del campanile della chiesa di S.Maria del Rifugio o Chiesa di S. Anna in Piazza del Popolo.

Sempre in onore dei caduti della 2 guerra mondiale una lapide sotto un bassorilievo di bronzo, posta sulla facciata della Prefettura, nel 30esimo anniversario della ripresa della guerra dei nostri soldati a fianco delle truppe anglo-americane cos recita:

 

     

 

La Federazione Provinciale del Nastro Azzurro volle onorare tutti i marinai caduti erigendo un monumento in Piazza Kennedy recante l iscrizione AGLI IRPINI/NATI SUI MONTI CADUTI SUL MARE. Sul lato posteriore incisa la frase INTORNO A QUELLA PRORA SI MORIVA.  

Al lato del portone dingresso del nuovo edificio sorto dopo la demolizione del Distretto militare una lapide ricorda le MEDAGLIE DORO DELLIRPINIA a caduti in 3 guerre e a viventi.

 

Ma il ricordo pi doloroso per Avellino, perch ancora vivo, legato al disastroso terremoto del 23 novembre 1980, che miet tante vittime e distrusse interi quartieri della citt. In via Sette dolori, gi piazza Ospedale  alle spalle del Duomo  fu apposta una lapide con epigrafe fu dal prof. Giovanni Pionati, sindaco della citt.

Unaltra lapide a ricordo di docenti e di operatori scolastici vittime del terremoto si trova sulla facciata della scuola elementare R Margherita  a cura del Consiglio Scolastico provinciale. 

 

  

 

  

Lapidi scomparse

 

Purtroppo non tutte le lapidi sono giunte fino a noi. Abbiamo gi detto di quelle del periodo dei Caracciolo, andate perdute per la distruzione dei monumenti su cui erano affisse.

Nel 1926 fu eretto in Piazza della Libert un Monumento ai Caduti avellinesi in bronzo, su bozzetto dello scultore fiorentino Giulio Passaglia, che rappresentava  leroe caduto in guerra cui la Gloria cinge la testa di lauro. (da Andrea Massaro e Rita Ercolino Il monumento ai caduti di piazza Liberta).  

Sulla base si leggeva lepigrafe: AI CONCITTADINI/ CADUTI NELLA GRANDE GUERRA/PER/RESTITUIRE ALLA PATRIA/IL GIUSTO CONFINE/E/LA VOLONTA IMPERIALE DI ROMA/ MCMXV-MCMXVIII.

Fu inaugurato il 23 novembre del 1930, ma nel 1941 fu donato alla Patria per la costruzione di nuove armi da guerra e sostituito col Monumento in Piazza Matteotti.

 

 

Il 30 agosto 1936, in piena era fascista, in Irpinia si svolsero in un tripudio di folla le grandi manovre militari, alla presenza di Mussolini e del Re. Per questa grande manifestazione sulla facciata della Prefettura fu affissa una lapide, con unepigrafe che riprendeva i roboanti concetti espressi nel discorso di Mussolini

 

La lapide, ripresa dal sito del Senato della Repubblica Archivio Luce, fu rimossa e risulta scomparsa.        Continua

 

 

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