Don Michele Marzullo
di Pino Bartoli
Parroco della
Trinità è stato per lungo tempo don Michele Marzullo,
prete leggendario, più per l’aspetto temporale e laico che per quello
spirituale. Si guadagnò la ribalta nazionale nei giorni caldi del ’68 quando, durante
un dibattito politico, fu preso a schiaffi da una “pasionaria”
(così si chiamavano le militanti più accese della sinistra).
La politica era
la sua passione e la lingua tagliente, la risposta pronta
e micidiale che non consentiva nessun tipo di reazione era, invece, il suo
punto di forza.
Alla Personalità
politica che, sprezzante, gli si era presentata come on.
Tal dei Tali, Ministro della Repubblica, aveva risposto:
“Piacere don Michele Marzullo, Ministro di Dio” e scusate
se è poco.
Chi restò
letteralmente annichilito fu l’anonimo gagà napoletano che, siamo
alla fine degli anni ’50, in compagnia di un amico in viaggio verso Avellino
alla guida di un aerodinamico coupé, vedendolo che
faceva l’autostop lungo la Nazionale presso Torelli di Mercogliano,
strada che allora era costeggiata da poche case di contadini ed una di queste
era quella dei genitori di don Michele, decise di divertirsi con quello che il
contesto gli presentava come un parroco di campagna.
Si fermò, abbassò
il finestrino e disse: ” Zi’ pre’ e vui co’
sto cappiello accossì gruosso volissivi trase into a ‘sta macchina accossì piccirella?” E don Michele di rimando: “ Ci si trasuto tu co ‘ste corne
non ci pozzo trase io co’
‘sto cappiello?”.
Resisi conto di
aver a che fare con un vero professionista (ubi maior minor cessat) lo fecero
accomodare accanto al guidatore e lo accompagnarono fino alla canonica, ma solo
dopo avergli offerto una colazione da don Gerardo Cammino, che mi raccontò poi
questa storia.