COMUNICATO DEL COMITATO PER LA SALVEZZA DELLA DOGANA:

UN’IMMENSA AMAREZZA


Sono passati anche i quindici giorni entro i quali il Sindaco e l’Amministrazione comunale di Avellino si erano impegnati a definire, finalmente, proposte chiare per la Dogana, e nulla, ancora una volta, è stato fatto.

E’ l’ ennesimo venir meno agli impegni assunti , nel rosario sterminato di parole senza azioni conseguenti, di proclami senza fatti, di dichiarazioni senza prese di posizioni coraggiose che hanno caratterizzato questi mesi.
Un anno è stato gettato al vento, dopo la delibera del 22 settembre 2009 con la quale l’Amministrazione s’ impegnava a procedere, in tempi rapidi(!!), all’esproprio del bene.
A questo punto ogni ipotesi è possibile, ogni domanda è lecita: Hanno idea, al Comune capoluogo, di come si procede con una pratica di esproprio?
E’ mai partita la procedura? Quali passi concreti sono stati fatti in questa direzione? Quali sono gli atti amministrativi, tecnici, burocratici, messi in moto?
E’ stata forse scelta un’altra procedura per la tutela del bene? E quale? E con quali atti?
Siamo stati sommersi, per un anno, da un mare di chiacchiere vergognose, da un’ insipienza spaventosa, celata dietro le proposte più stravaganti.
Nel frattempo operazioni oscure si materializzavano, fino alla dichiarazione di vendita del bene da parte dei privati.
Superficialità, incapacità, mancanza di coraggio, subalternità a interessi forti hanno prodotto, a livello comunale, questo stato di cose.
Una maggioranza divisa, senza qualità e senza fermezza, un’ opposizione inesistente, incapace di esercitare stimoli e controlli,
un presidente del Consiglio declamante denunzie ma distrattosi in momenti fondamentali, un sindaco teso più agli equilibri interni delle varie correnti che alla tutela della storia e della memoria cittadina:
questo è lo spettacolo offerto da tutti i consiglieri dell’Amministrazione comunale.
E cosa dire delle Soprintendenze, incapaci di fornire informazioni anche sullo stato delle statue, da anni abbandonate in condizioni pietose in un deposito?
E’ stato imposto al privato di conservarle in uno stato dignitoso, come la legge prevede? Sono stati rispettati tutti i passaggi atti a tutelare la sicurezza del monumento?
E chi sta vigilando, in questo momento, sull’ integrità di ciò che resta? Si attende forse che faccia la fine dell’armeria dei gladiatori a Pompei?
Aspettiamo invano risposte. Una cosa è certa: una fase si è chiusa per sempre.
Ci siamo illusi che il metodo giusto fosse quello di un’ attiva collaborazione tra la spinta dal basso, dalla società civile - di cui il Comitato si è fatto carico in questi mesi, con i risultati visibili a tutti -
e l’impegno dall’alto degli amministratori e degli altri organismi istituzionali.
Così non è stato, e la nostra amarezza è immensa.
Un’ altra cosa è certa: non ci fermeremo.
Utilizzeremo tutti gli strumenti di legge per capire dove siano le responsabilità e per restituire alla città il suo monumento più importante.
Faremo tutto ciò che è possibile, con il sostegno attivo dei cittadini,
 affinché la Dogana non diventi un luogo di cupi affari e di speculazioni, ma torni ad essere un bene pubblico, attivo e pulsante, del centro storico e della città.
Avellino, 9 novembre 2010
COMITATO PER LA SALVEZZA DELLA DOGANA
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