L'AMORE DI RAFFAELLO E LIA

di Pino Bartoli

 

“  ‘A serengara, a sora  ro barbiere”  a quasi 60 anni si incontrava di nascosto con il fidanzato, suo coetaneo, nei portoni dei palazzi dove si recava per fare le siringhe.

Il  … ragazzo non si decideva , come si diceva una volta, a fidanzarsi in casa perché  aspettava “e piglià ‘no posto”. Formavano una bella coppia. Pure  “ ‘a paccia e ‘o zuzzuso “  formavano una bella coppia ma la più bella di tutte è quella che incontro, allora come oggi, al cimitero.

Mi fermo sempre sulla tomba che li accoglie dove, nel marmo, è scritta la loro storia, come si può veder dalle belle foto di Mario Spagnuolo, 

 

 

e nel bronzo,  ispirato da un quadro di Segantini del 1896 intitolato “L’amore alla fonte della vita”, 

 

 

 

la rappresentazione di quello che fu il loro amore e cioè come lo stesso Segantini ebbe a dire:

 

 

 

 

“…….. l'amore giocondo e spensierato della femmina, e l'amore pensoso del maschio; al­acciati insieme dall'impulso naturale della giovinezza e della primavera. La stradicciola sulla quale avanzano è stretta e fiancheggiata da rododendri in fiore, essi sono in bianco vestiti (figurazione pittorica dei gigli). Amore eterno dicono i rossi rododendri, eterna speranza rispondono i zembri sempre verdi. Un angelo, un mistico angiolo sospettoso stende la grande ala sulla misteriosa fonte della vita. L'acqua viva scaturisce dalla viva roccia, entrambi simboli dell'eternità. ….”

 

Ci hanno lodato in tanti per il lavoro fatto, per lo sforzo che compiamo di costruire un sentimento identitario, e allora voglio vedere al prossimo San Valentino, che poi è anche San Modestino, quante coppie di innamorati avellinesi si ricorderanno di Raffaello e Lia, con tutto il rispetto per Giulietta e Romeo, Paolo e Francesca, Tristano e Isotta, ecc. ecc. ecc.(pb)

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