IL MONUMENTO ALLE VITTIME DEL SETTEMBRE 1943

       Ho sentito il bisogno di parlare del Monumento alle Vittime del Settembre 1943 perché ritengo che oggi, a circa 65 anni dai fatti, in pochi conoscono la storia di quella lapide e del bassorilievo che la racconta.

 

PREMESSA

Scrivo queste note facendo affidamento sulla memoria. in particolare attingendo ai ricordi dei racconti dei miei genitori: papà il Cav. Antonio Genovino e mamma la Sig.a Mimy Cristiano ; spulciando vecchi ritagli del Corriere dell’Irpinia gelosamente conservati con articoli dell’avv. Alfonso Carpentieri e, infine, per la parte più consistente,  dal libro del Prof. Vincenzo Cannaviello:  “AVELLINO  E  L’IRPINIA  NELLA  TRAGEDIA  DEL 1943 – 44”  - 2° edizione - edito dalla Tipografia Pergola nel 1954, (per i più giovani ricordo che l’avv. Carpentieri ed il Prof. Cannaviello sono ancora oggi considerati storici indiscussi della Città di Avellino e della sua Provincia).

 

BREVEMENTE I FATTI

Avellino ed il suo circondario furono colpite, il 14 Settembre 1943,  da insistenti e massicci bombardamenti effettuati da mezzi aerei americani. I bombardamenti, ed anche i successivi cannoneggiamenti, continuarono per una ventina di giorni su un ampio territorio circostante la città.

Furono ben 8 le ondate di bombardieri statunitensi (la prima composta da 36 Fortezze Volanti B 26) che sconvolsero la città a partire dalle ore 10,55 senza che uno squillo di sirene o altro allarme avvisasse la popolazione dell’imminente pericolo.

Quel 14 Settembre ad Avellino, in Piazza del Popolo era giorno di mercato e il mercato, dopo i bombardamenti, si trasformò in macello. Il grosso delle bombe cadde proprio su quella piazza. Furono inoltre colpiti il palazzo Vescovile, alcuni edifici in Piazza della Libertà, al Corso, al viale Platani,  una parte del carcere borbonico, il Seminario (adiacente al Duomo), il lato corto dell’edificio dell’Intendenza di Finanza in Via XXIII Marzo (oggi Via Giuseppe Verdi) nei cui scantinati erano stati ricavati rifugi di fortuna. In uno di questi, precisamente in quello situato alla fine del lato lungo su Via Mancini, verso il cortile del Cinema Giordano, aveva trovato ricovero mia madre con me, di soli 2 mesi,  e mio fratello maggiore Tonino di 7 anni.

Sembra che gli americani ritenessero la “piazza” di Avellino sede di un importante comando tedesco. Oppure, come altri sostenevano, lo scopo del bombardamento era quello di abbattere il ponte della Ferriera  per rallentare la marcia di una Divisione corazzata tedesca di stanza nelle Puglie che si stava muovendo per contrastare le truppe americane sbarcate pochi giorni prima a Salerno.

I numerosi feriti furono soccorsi dalle poche forze dell’ordine presenti in città e da alcuni volontari (fra cui Edwige Mazza, Vincenzo Cristiano, Armando Vietri e Antonio Genovino) che, mente proseguivano i bombardamenti, si prodigarono a portarli in  Ospedale a braccia o con carretti di fortuna. L’Ospedale (allora in Via dei Sette Dolori) si rilevò subito essere struttura inadeguata all’emergenza anche perché una buona parte del personale in servizio, terrorizzato dalle bombe che cadevano si era dato alla fuga. Alcuni feriti furono trasportati e assistiti anche presso la Clinica Aufiero.

Mio padre (che come riportato innanzi partecipò attivamente ai soccorsi) dopo una fugace apparizione serale per accertarsi sulle nostre condizioni di salute ci raggiunse, al tramonto del giorno dopo nelle campagne del Vasto Capozzi, ove ci eravamo successivamente riparati, sconvolto dalle scene del massacro che si erano presentate ai suoi occhi, senza riuscire a parlare e  con i capelli che gli si erano improvvisamente imbiancati.

Una parola di conforto per tutti venne dal Vescovo di Avellino Mons. Guido Luigi Bentivoglio che, da buon Pastore, mentre ancora imperversavano i bombardamenti non esitò a scendere in strada per Benedire, aiutare e assistere morti e feriti. Per questa sua abnegazione la Città di Avellino l’8 dicembre 1945 conferì al suo Vescovo  una medaglia d’argento al valor Civile e la Cittadinanza Onoraria.

Qualche giorno dopo fu grazie alla presenza e all’abnegazione di un tenente medico di Trapani, il Dr. Domenico Laudicina, in quei giorni di passaggio per Avellino, al quale il Preside della Scuola Agraria, Prof. Lorenzo Ferrante, si rivolse mettendogli a disposizione i locali e gli arredi, che aule della Scuola e dormitori del Convitto  vennero trasformati in provvisorie corsie ove furono ricoverati e curati i feriti più  gravi che non avevano trovato un’adeguata sistemazione  presso l’angusto Ospedale Civile.

La città impiegò molto tempo a riprendersi quella terribile mazzata: i segni lasciati dal bombardamento furono visibili fino ai giorni del terremoto dell’80: basta ad esempio ricordare i monconi del palazzo all’angolo di Via della Trinità con Via Nappi.

Il Gonfalone della Città venne decorato con la Medaglia d’Oro al Valor Civile, concessa dal Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi in data 8/7/1959 con la seguente motivazione: “”con animo fierissimo sopportò senza mai piegare numerosi bombardamenti aerei che causavano la perdita della maggior parte del suo patrimonio edilizio e la morte di 3000 cittadini. La popolazione tutta si prodigò con generosità ed amore encomiabile per la cura dei feriti, degli orfani, dei senza tetto. Settembre 1943.””

Per ricordare nel tempo questi tragici avvenimenti, nel 1951 mio padre, il Cav. Antonio Genovino che allora collaborava alla redazione del “Corriere dell’Irpinia” con il pseudonimo di GEAN propose, facendosi carico di portare avanti l’iniziativa, attraverso le colonne del settimanale edito dai Fratelli Pergola, di erigere in Piazza del Popolo un monumento a ricordo di quei tragici fatti e delle numerose vittime.

Ebbe così inizio una campagna di sensibilizzazione della popolazione avellinese che si concretizzò in diverse iniziative  finalizzate alla raccolta dei fondi necessari per la costruzione del monumento: fra queste la pubblicazione di un opuscolo con l’elenco nominativo delle vittime  (papà curò, fra l’altro, un censimento dei deceduti mettendosi
in contatto con gli Uffici Anagrafici di tutti i Comuni della Provincia per avere l’elenco ufficiale  delle vittime di ogni Comune), la stampa di una cartolina commemorativa su bozzetto del Prof. Filippo de Jorio (quella pubblicata in questa galleria di ricordi nella sezione I FATTI – LA GUERRA E LA CITTA’), un’incontro amichevole di calcio dell’US
Avellino con una blasonata squadra del Nord ecc.

Contemporaneamente furono realizzati i due bozzetti del monumento, che inizialmente si sperava di erigere al centro della Piazza.  Successivamente venne disegnato il bassorilievo che oggi tutti possono vedere.

Nel giro di poco tempo venne raccolto oltre un milione di lire  (ricordo che stiamo parlando degli anni cinquanta) ma poco dopo si notò che la spinta emotiva iniziale, che aveva dato linfa all’iniziativa, andava pian piano esaurendosi.

Con una lettera aperta di mio padre al Sindaco Avv. Michelangelo Nicoletti del marzo del 1957 il Comune di Avellino venne ufficialmente coinvolto e invitato a partecipare attivamente alla realizzazione del monumento visto che sino a quel momento l’Amministrazione Comunale aveva espresso solo assicurazioni generiche. La risposta del Sindaco Nicoletti non si fece attendere. La lettera aperta venne portata in Giunta Comunale e da quella riunione scaturì la risposta che tutti si attendevano: il Comune di Avellino assicurò l’ideatore, il settimanale e la cittadinanza che avrebbe portato a compimento l’opera.

I fondi raccolti, gli interessi bancari, le promesse di contributo ecc,  vennero messi a disposizione dell’Autorità Comunale insieme a tutto il materiale utile alla realizzazione dell’opera raccolto in quegli anni.

Il 14 settembre 1958, in occasione del quindicesimo anniversario del bombardamento, con una solenne cerimonia ci fu l’inaugurazione ufficiale della stele che si trova al lato dell’ingresso della Chiesa del Carmine in Piazza del Popolo, danneggiata ma miracolosamente sopravvissuta al devastante terremoto del novembre ’80.  Avellino potè così ricordare, per la prima volta, le vittime del bombardamento.

Approfittando dell’inaugurazione del Monumento la Città di Avellino volle pubblicamente ringraziare il Dr. Laudicina al quale, in segno di riconoscenza per quanto fatto in quei tragici giorni del 1943, conferì nel corso della stessa cerimonia la più che meritata  Cittadinanza Onoraria.

Il 15 giugno 1967 l’allora Presidente della Repubblica on. Giuseppe Saragat  in visita ufficiale ad Avellino volle rendere omaggio alle vittime dei bombardamenti del settembre 1943 deponendo una corona d’alloro sul monumento (vedi foto).

Successivamente al Prof. Vincenzo Cannaviello, all’avv. Alfonso Carpentieri e al Preside Prof. Lorenzo Ferrante vennero intitolate altrettante  importanti arterie cittadine.

Mio padre, il Cav. Genovino, ideatore, fautore e deus ex machina di quell’atto d’amore verso la sua Città, una volta portata a compimento  la sua iniziativa, ricevuti i ringraziamenti formali dell’Amministrazione Comunale per quanto aveva fatto, rientrò nell’ombra della riservatezza e della modestia: doti queste che lo hanno sempre contraddistinto sino al momento della Sua scomparsa avvenuta nel gennaio del 1981.

 

 

Vincenzo Genovino

 

La famiglia Genovino

 

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