Qualche contro-riflessione.

Ornella Petillo

 

Non ho resistito vi devo scrivere, spero solo di non creare bufere.

 

Inizio prendendo spunto dalla lettera “importante” di Carla Perugini. Da premettere che di lei ho sentito cose splendide, so che è una donna di carattere e per questo oserò quanto leggerete. Non me ne voglia, prof., ma non ho resistito. Chiedo, umilmente, solidarietà femminile.

 

La lettera è magnifica , dirò che spessissimo ho agognato di scrivere con tanta grazia, ma devo rassegnarmi: è frutto di nobili letture e sedimentazioni culturali stratificate nel tempo a cui non potrò mai più aspirare.

Dall’angolazione non strettamente sintattica e lessicale risponde, autorevolmente, al cliché classico dalla classe intellettual/aristocratica.

Introduzione soft dolcemente bucolica, ricorso a frasi di grandi autori per ancorare e legittimare il cuore della riflessione di turno. E, finalmente, introduzione della “confronto”, con un velo di eroismo, giusto per far digerire il contenuto che comunque non è patrimonio della massa (sermo vulgaris), ma che, nonostante tutto, si ha il coraggio di dire, a dispetto di tutte le critiche e le presunte ipocrisie.

Alla fine la stangata, che si gonfia con severità, spazia ovunque.

Arriva all’universo mondo, dalle metodologie educative, alla consumismo esasperato, dalle risorse pubbliche sprecate fino ad arrivare (qualche volta) anche alla fame nel mondo.

Questa volta è toccata,  se ho ben capito, alle notti bianche con particolare riferimento all’ultima Kermesse Avellinese.

Bene signori miei, gli amministratori che hanno organizzato queste manifestazioni non godono delle mie simpatie e a dirla tutta non ho neanche contribuito a che si onorassero del titolo di amministratori, ma questa è un’altra storia.

Però, le notti avellinesi di musica mi sono piaciute. Li ho trovate stimolanti, simpatiche, aggreganti e ben organizzate artisticamente.

Certo non fa aplomb intellettuale dire che ci si è divertiti.

Pur di rischiare di incartapecorirsi nello sguardo e nel sorriso, il vero uomo e la vera donna impegnati devono apparire tristi, maledettamente tristi; devono soffrire incommensurabilmente, e, per finire, devono rigorosamente dire male di tutto quello che ormai non gli appartiene più. La persona sensibile se vuole essere veramente sensibile “addà suffrì”.

Mi sento insensibile, ma questa estate festaiola, disordinata e leggera mi sono divertita. Come la gioventù notturna che ha migrato per tutti i paesi della provincia, a ballare la taranta, la pizzica e la tarantella, assorbendo e comprendendo col sorriso e con la gioia le tradizioni della nostra terra.

Non mi fate continuare su questo argomento per favore, diventerei sentimentale, dico solo che questa estate ho trovato in giro per l’Irpinia una gioventù commovente.  Tentando di confondermi con loro, nei balli sfrenati, mi sono sentita accettata, forse perché hanno capito che non mi associo al coro di chi li vede solo una massa di drogati, irriverenti, superficiali, privi di valori e valore e soprattutto insopportabilmente notturni.

L’entusiasmo, lo stupore e perché no la gioia di vivere e di vedere,  mette gioia e (forse!!!!) è il carburante di ogni cambiamento.

Cari amici di Avellinesi.it (posso permettermi vero?) questo entusiasmo lo registro, da tempo, intorno alla vostra iniziativa.

C’è in giro un tam tam non chiassoso che viaggia tra la gente e dice: “C’è mio padre in una fotografia degli scout, non l’avevo mai vista”, “Ma tu hai visto il preside Vietri è sempre uguale”, “ “Ma questa era Avellino prima del terremoto……” e così via. Anche io sono sempre alla ricerca di qualcuno che conosco mi incuriosisce e mi diverte tutto questo, vi manderò sicuramente delle foto.

Mi incuriosisce soprattutto la risposta che la nostra comunità cittadina vi sta dando, sicuramente positiva ed importante.

E’ un patrimonio da non sprecare, vi scongiuro non vi lasciate prendere dalla “pallosità”……ho pardon dalla seriosità (sono irriverente come al solito).

Leggo ogni tanto qualche vena di malinconia, qua e là nel sito, condito da un comodo  rimpianto dei tempi che furono. Le autorevoli ed eroiche feste dell’Unità sono finite, con il loro corredo di aggregazione, di linguaggi, di comunicazione emotiva. Saranno sempre dei punti di riferimento, ma adesso sanno di muffa.

Vi prego spaziate ancora, indagate nella vita della nostra città con amore e discrezione, come state facendo, ed allargate la visuale. Vi propongo un tema:  “Dove ci vediamo?….I luoghi degli  appuntamenti”. Ai miei tempi (classe ’61), c’era: “Sotto la banca” (Popolare dell’Irpinia), un poco prima “Davanti al Rosario” , poco dopo si animò “Il tribunale”, fino a passare alla recente “via de Conciilis” .

Non fermatevi al terremoto, per carità.

Il terremoto per i nostri ragazzi è, per noi, come la guerra dei nostri genitori; è un mondo che vedono lontano. Il terremoto si è portata via un pezzo importante della nostra città, non si è portato via le nostre speranze, il nostro futuro.

Settembre 2007

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