Lettera di un monumento

Cari concittadini di Avellino,

anche le pietre parlano, se il silenzio dell'indifferenza o dell'oblio non è diventato di gelo in fondo al cuore.

Scorrono veloci ed inarrestabili gli anni, ma i volti e le vicende che ne tramano la storia e ne costituiscono l'anima non si cancellano ma durano più forti del tempo.

Ecco perché io sento di essere parte integrante e vera della vostra vita di ieri, di oggi, di domani.

Certo voi non vi vestite più come nei secoli che furono, altri mezzi di comunicazione conoscete, altre esigenze sentite, ma io credo che il vostro cuore non sia cambiato.

Ho patito con voi geli di neve e ardori d'estate, schiaffi di vento e carezze di luce nel gioioso mattino o al mesto tramonto, ho sofferto con voi guerre e violenze, ho gioito con voi nei giorni di festa e pianto con voi in quelli di lutto, vi sono stata testimone e compagna in ogni circostanza.

Lo so, oggi sono antica e in parte diruta, ma non mi sento né vecchia né morta. Gli edifici come me diventano monumenti sempre pronti a rinascere per continuare a vivere.

E voi pure, ricordatevelo sempre, vivete della mia stessa vita, vivete con me.

Se mi considerate estranea ormai o straniera, lo siete, senza accorgervene, a voi stessi.

Io sono come un'amica per voi, un'amica che vi ama e vi chiede soltanto di non abbandonarla ignorandola.

                                                                              La vostra Dogana

(Dichiarazione d'amore di Giuseppe d'Errico per la Dogana di Avellino)

 

 

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