NANNINO ‘O ‘MBRELLARO

di Pino Bartoli


 

 

La  parte bassa della Piazza era costantemente controllata da Nannino ‘o ‘mbrellaro. Le dimensioni minime del suo negozio,  situato tra il Caffè Roma e la tipografia Grappone,  ancora verificabili - se qualcuno ne ha voglia -  visto che l’angusto spazio  è stato ricostruito ed  è attualmente occupato da un’impresa di pompe funebri, lo costringevano ad esercitare all’esterno, riparandosi dal sole o dalla pioggia sotto gli ombrelli che fissava aperti a ganci a muro e poi, quando ormai era avanti con gli anni, sotto la tenda che apriva tutti i giorni e con  qualunque tempo.

 

                                                                    

 

Da quella posizione osservava tutti quelli che passavano e tutto quello che accadeva, e quello che non vedeva gli veniva raccontato da chi, come ‘o brigadiere, si faceva la Piazza, il cuore della città,  in lungo e in largo per necessità, visto che esercitava il mestiere di sensale di balie e femmene e servizio.

Stando seduto sotto la tenda Nannino riusciva pure a divertirsi e a far divertire. Complice, in queste occasioni,  Vietri, o tabbaccaro che stava

 

più giù, verso lo stretto.  Le vittime venivano scelte tra i forestieri che l’autobus di don Peppo Argenio gli scaricava proprio davanti al negozio dopo averli presi alla stazione. 

 

                                                                        

 

Individuato immediatamente, a vista,  il soggetto idoneo,  se questi si rivolgeva a lui per avere un’informazione qualunque,  lui lo indirizzava dal   tabaccaio  che , a sua volta, gli consigliava di rivolgersi a ‘o ‘mbrellaro . E quando ‘o cafone (così veniva chiamata la vittima) faceva presente che era stato proprio ‘o ‘mbrellaro a mandarlo lì, si sentiva rispondere  che lo aveva fatto perché, essendo sordo, non aveva capito bene; sarebbe bastato ripetere la richiesta a voce alta per avere l’informazione desiderata.

Di lì a un po’, tra l’ilarità generale, tutti avrebbero saputo che quel cafone cercava lu dentista pe si sceppà la mola,  lù callista,  e perché no qualcuno anche lu casino.

Anche così ci si divertiva nella città che  fu.

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