A via Cascino, di fronte allĠingresso del Mercatone, lĠantico negozio di Ciro Ôe zia Rame propone in vendita, esposta attaccata al muro a due metri da terra, Ôna mezza seggia, una mezza sedia. Questo complemento di arredo, derivato direttamente dalla mezza sedia veneziana dove, in posizione a mezzo tra il seduto e lĠinginocchiato e quindi in condizione  di totale subalternitˆ, si accomodavano i cicisbei in adorazione delle loro dame, con le dovute modifiche (seduta in paglia rigorosamente scura e parti in legno appena squadrato) era presente in tutte le case avellinesi quando la fonte di calore era Ôa vrasera. Mi ha meravigliato molto vederla ancora in vendita. Pensavo, sbagliando, che fosse oramai completamente in disuso e dimenticata, tanto   vero che sulle prime lĠavevo scambiata per una normale sediolina per bambini. Tratteggio velocemente per chi non conosce o ha dimenticato lĠoggetto. Si tratta di una sedia normale ma con le gambe corte che costringeva chi la usava ad accomodarsi allungando i piedi e quindi ad allontanarsi dal braciere, vicino al quale per elezione si posizionava. Si otteneva cos“ un triplice vantaggio. Innanzitutto di non respirare direttamente i gas di combustione della brace, poi di non impadronirsi del calore togliendolo allĠambiente  e, infine, allargando il cerchio intorno al fuoco, di fare posto ad altri e quindi  consentiva a molti di godere del modesto tepore.  Assolveva anche ad altri compiti non strettamente legati alla seduta. Serviva infatti, girata con lo schienale verso il braciere, come appoggio per la biancheria da asciugare  nelle fredde e piovose giornate invernali. In momenti eccezionali, come il pranzo della vigilia, quando  in genere la famiglia si riunisce intorno al desco con amici e conoscenti ed i commensali sono di numero superiore alle sedie di casa, si chiedeva alla mezza sedia di compensare la mancanza. Ovviamente non era un buon posto. Aborrita dagli individui alti  perchŽ non sapevano dove mettere le gambe e, dai bassi che, a stento arrivavano al piano del tavolo,  si cercava di assegnare, giˆ quando si apparecchiava,  quel posto al figlio fessacchiotto e bonaccione del compare, alla vecchia cameriera che stava con noi da quando era bambina, al portinaio o alla moglie invitati per lĠoccasione speciale. Poverini, erano destinati a gustarsi il pranzo di Natale con la testa che appena si affacciava sul piano del tavolo. Scorrendo con lo sguardo lĠintera tavolata si capiva subito chi contava e chi no.  Andando indietro con i ricordi e attualizzandoli allĠoggi ho capito anche perchŽ Ciro Ôe zia Rame continua a vendere la mezza sedia. Se ne usano ancora moltissime non pa Ôa vrasera  o per la tavolata di Natale.  Si usano e si riconoscono per la statura degli occupanti nei Consigli comunali, negli studi dei primari, nelle presidenze scolastiche e, come allora,  su di esse si accomodano i figli bonaccioni e fessacchiotti del compare, la vecchia cameriera e quello spione e pettegolo del portinaio o della moglie. E pensare che a casa, per dovere di ospitalitˆ a mezza seggia la occupava sempre il nonno.

                                                                                                                                                                      Pino Bartoli
dal settimanale "L'Irpinia"

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