Dialogo notturno tra la Dogana e Carluccio

di Nello Gargano

Carluccio: Ciao vecchia Dogana.

Dogana: Vedi chi parla, uno che si è rifatto tutto.

Carluccio: non l’ho chiesto io, è stato un ordine superiore.

Dogana: Anch’io vorrei rifarmi tutta, ma per me non c’è un ordine superiore.

Carluccio: Cara Dogana, il fumo ti ha fatto proprio male.

Dogana: Più che il fumo è stato il fuoco a farmi male e le ferite non sono state curate e la salute è peggiorata giorno per giorno.

Carluccio: Ti capisco cara Dogana e comprendo il dolore che provi. Ti ricordi gli anni passati quando questa  piazza era il vero centro della città, del commercio e della vita.

Dogana: Bei tempi quelli, ma ormai viviamo solo di ricordi. Mi mancano anche i bei film del cinema Umberto, la frescura che si viveva d’estate quando si apriva il tetto del cinema e si vedeva il cielo, le stelle e la luna.

Carluccio: Ora cosa pensi di fare.

Dogana: Aspetto tempi migliori. Tanti parlano, propongono, fanno progetti per il futuro della Dogana, ma sai come si dice: mentre i medici studiano il malato muore.

Carluccio: Ma tu non sei ancora malata grave.

Dogana: Caro Carluccio vedi quante ferite mi hanno inferto, quanti pezzi del mio corpo hanno portato via. Ed io soffro, soffro per la solitudine e per l’incertezza del domani.

Carluccio: Non sei sola, ci sono qua io, lo sai che ti ho voluto sempre bene.

Dogana: Lo so caro Carluccio, ma noi due da soli non possiamo fare niente, dobbiamo solo sperare che il futuro sia migliore per te e per me.

Carluccio: Hai ragione. Speriamo che l’amore degli avellinesi possa regalarci un futuro migliore, con il ritorno  agli antichi splendori. Buona notte Dogana.

Dogana: Ciao Carluccio, la speranza deve essere l’ultima a morire.

                                                                                                                  

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