PIAZZA DEL POPOLO

di Armando Montefusco

 

Anche dopo i bombardamenti del 1943, che proprio in questa piazza causarono il maggior numero di morti, la ricostruzione post- bellica lasciò  inalterati quegli spazi che l’avevano caratterizzata  nella sua condizione  originaria di  “mercato cittadino” .

Molti della nostra generazione ricorderanno ancora che qui , in mezzo ad un variegato campionario umano, tutto si svolgeva secondo un cerimoniale consolidatosi negli anni, che doveva esprimere il meglio “dell’arte della spesa”.

Sia il venditore che l’acquirente sapevano che il prezzo era stato gonfiato ad arte, ma tutto doveva svolgersi secondo il rituale del patteggiamento “lira per lira” fino al raggiungimento del giusto compromesso . I meno sprovveduti sapevano distinguere “le contadine” dalle “ricattere”:  le prime vendevano in proprio e quindi potevano “scontare” qualche lira in più.

 Le “signore” non mercanteggiavano, lasciavano il compito alle “cammerere” (relitto spagnolo).

Già alle prime luci del mattino si potevano  osservare in città le contadine che con  passo svelto  si recavano al “mercato” con grossi canestri adagiati su  un “maccaturo” arrotolato sul capo. Con una abilità sorprendente ,  malgrado il precario equilibrio,  queste donne avanzavano sicure con una andatura caratteristica nella quale si esaltavano i movimenti ritmati delle anche e dei turgidi seni.

Un vociare caratteristico, impasto di bisbigli ,strilli e cantilene ,   ammantava la piazza  in un crescendo , che trovava il suo acme verso la “mezza” ; poi ,uno strano silenzio, interrotto solo dal fruscio delle ramazze dei netturbini. Anche le chiese del Carmine e di S. Anna- scampate miracolosamente ai bombardamenti del ‘43- chiudevano i battenti  .

Verso sera gli attori e la scenografia del "Grande Teatro" di Piazza del Popolo, cambiava radicalmente. I nuovi protagonisti erano i bambini , che l'animavano con i loro giochi e con un vociare allegro e stridente. Anche i profumi erano diversi: nell'aria, secondo la stagione, si diffondeva la fragranza delle fave cotte, pollanghelle (spighe cotte) , vallini, lesse, quaglia quaglie (noci fresche),  scagliuozzi fritti etc. .

Dopo il terremoto del 1980, il “mondo del mercato” , a buon diritto patrimonio della nostra cultura , si è disperso in una anonima frammentazione di “punti di vendita” e “mercatoni” . La piazza  è stata incredibilmente sconvolta nel suo assetto originario . L’ex monastero del Carmine è stato completamente abbattuto ed al suo posto è stato realizzato il nuovo “Palazzo di Città”. La chiesa del Carmine , che durante il terremoto del 1980 subì gravi danni , fra cui la distruzione dell’artistico “soffitto del Ricciardi”, è stata ristrutturata nel miglior modo possibile ed oggi ospita manifestazioni culturali. 

 La chiesa di S. Anna , a cui molti dopo il terremoto già cantavano  il “de profundis” , grazie alla tenacia del battagliero don Guido Baratta , è stata ristrutturata e riaperta al culto.

Purtroppo da questa piazza sono spariti tutti i segni tangibili delle “ore liete del mercato” e , a perenne memoria, sono rimaste le testimonianze delle sue sciagure: una lapide apposta sulla facciata della chiesa di S. Anna  ricorda le vittime dei bombardamenti del 1943; un imponente monumento quelle del terremoto del 1980.

 

 

 

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