IL PLEBISCITO DI ANNESSIONE ALLĠITALIA

(21 Ottobre 1860)

 

Francesco De Sanctis Governatore di Avellino

Di Gerardo Pescatore

 

     Dopo la vittoriosa spedizione di Giuseppe Garibaldi alla conquista del Regno delle due Sicilie, che costrinse il giovane re  Francesco II Borbone ad allontanarsi da Napoli, lĠeroe di Caprera, proclamatosi dittatore, costitu“ il suo governo provvisorio nominando con suo decreto del 9 settembre 1860 Francesco De Sanctis  governatore di Avellino.

Inizi˜ cos“ lĠimpegno politico diretto dellĠillustre critico letterario di Morra,  padre della critica letteraria italiana, che potŽ tornare in patria dallĠesilio a Torino e a Zurigo, dove aveva insegnato  letteratura italiana presso il Politecnico, e dopo il carcere nelle prigioni <http://it.wikipedia.org/wiki/Prigione> di Castel dell'Ovo <http://it.wikipedia.org/wiki/Castel_dell%27Ovo>  dal '50 al '53 per la sua partecipazione insieme ad alcuni suoi discepoli ai falliti moti insurrezionali del '48.

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 Egli stesso con  la consueta  umiltˆ  ricord˜  nel  cap. XIII del ÒViaggio elettoraleÓ, il reportage del giro compiuto in alta Irpinia nel cuore dellĠinverno nel collegio di Lacedonia, in cui era candidato per lĠelezione alla Camera dei Deputati, alla vigilia di un difficile ballottaggio con  Serafino Soldi, la fredda accoglienza ricevuta ad Avellino, dove capit˜ allĠimprovviso di notte senza aver comunicato lĠora dellĠarrivo. LĠusciere della prefettura, che non lo conosceva, gli chiese:Ò E lei chi ? ? Sono De Sanctis, ? E chi  De Sanctis ? ? EĠ il governatore, ? Ah.  E a questo nome formidabile il povero usciere si lev˜ il cappello, con tante scuseÓ.

    

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 Ben diverso invece fu il suo incontro, subito dopo la nomina,  con Avellino, dove il neogovernatore, giunto da Napoli in carrozza, fu accolto  al rione Speranza nei pressi del casino Solimene appena fuori cittˆ con indicibile esultanza dal sindaco Domenico Capuano e dai liberali pi noti della cittˆ (Solimene, Barra, De Concilj, Plantulli, Donatelli, Vetroni), che lo scortarono a piedi al Palazzo dellĠIntendenza,dove gli offrirono un sontuoso pranzo di gala nelle sale sfarzosamente addobbate (Vincenzo Boccieri ÒDe Sanctis ineditoÓ).

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Quando De Sanctis prese possesso della sua carica, Avellino fu teatro di una serie di episodi e di denunzie di delatori, espressione dellĠostilitˆ al nuovo regime. Il Principato Ulteriore era privo di ogni controllo, il che consentiva alla reazione di farlo invadere da gente facinorosa, pronta ad abbandonarsi ad atti di violenta ferocia. Inoltre ad Avellino soldati garibaldini, addetti al mantenimento dell'ordine, per la loro indisciplina avevano accresciuto il disordine. Egli era contrario ad inserire nei ranghi dellĠesercito piemontese tutti i garibaldini, che avevano chiesto di arruolarsi, ma che  non avevano dato prova sicura di lealismo monarchico, ma solo coloro che si erano distinti  per onestˆ e fede politica.

     Il governatore aveva bisogno di soldati per mantenere l'ordine pubblico e, senza abusare mai dei poteri illimitati conferitigli, si impegn˜ subito a reprimere questi rigurgiti reazionari e a fronteggiare i primi atti di brigantaggio allo scopo di calmare gli animi e ristabilire lĠordine, compiendo un lavoro politico di necessaria epurazione dei funzionari legati al vecchio regime e usando equilibrio e comprensione per non inasprire gli animi ed attuare unĠopera di pacificazione. Si rec˜ a Lapio, Montemiletto, Solofra, accorse a SantĠAngelo dei Lombardi per sedare una grave sommossa scatenata dai reazionari, fece una breve sosta a Morra per salutare il vecchio padre.

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Il 27 settembre fu nominato Ministro o Direttore della Istruzione Pubblica a Napoli, ma, malgrado il prestigio questa nomina, si dispiaceva di dover lasciare la sua terra, con cui sent“ forte il legame e dove,  come scrisse nella lettera del 26 ottobre al cugino Giovanni,. ÒCi son venuto con indifferenza, ma me ne parto con doloreÉ..Era s“ bello per me dedicarmi al bene ella mia provinciaÓ.

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     Volle  mantenere lĠincarico di governatore oltre il termine, fino alla votazione per il plebiscito di annessione per la costituzione del Regno d'Italia indetto per il 21 ottobre, che riteneva una prova fondamentale per la nascita del nuovo stato.

     Caldeggi˜ lĠesito positivo della votazione invitando  il popolo irpino a partecipare in massa votando a favore  dellĠannessione della provincia al Piemonte.

    Aveva infatti una fede profonda nel principio monarchico-unitario, ma nutrita sempre da una viva sensibilitˆ democratica e da una visione fortemente morale della vita politica.

     Con un vibrante proclama il 16 ottobre 1860 il governatore De Sanctis enunci˜ i pericoli di unĠopposizione al referendum, che avrebbe comportato un voto per lĠignoranza, per la povertˆ e per lĠarbitrio del governo borbonico, il governo Òdelle bastonateÓ. Cos“ scriveva ÒIl Governo borbonico aveva detto: facciamo il popolo ignorante, povero e corrotto. Un popolo ignorante non ragiona, ma ubbidisce. Un popolo povero pensa al pane e lascia fare a noi. E quando un popolo  corrotto, nelle sue basse passioni di campanile, dimenticherˆ la libertˆ e la patriaÓ. Il s“ allĠannessione, invece, avrebbe assicurato istruzione, ricchezza, indipendenza e grandezza della patria, libertˆ. Nel proclama per il referendum erano giˆ contenuti i cardini ideologici di uomo di centro-sinistra o sinistra moderata e le linee programmatiche di futuro ministro della pubblica istruzione nei gabinetti Cavour e Ricasoli: "Quando avremo scuole popolari, scuole tecniche per gli operai, scuole agrarie, scuole industriali, allora si apriranno nuove vie per guadagnarci la vita e acquisteremo coscienza della nostra dignitˆ".

     Il risultato del plebiscito, che si tenne nel Seminario vescovile di Avellino il  21 ottobre,

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raggiunse sorprendentemente una schiacciante maggioranza a favore della monarchia sabauda e non deluse le aspettative del governatore, che comunicava  al ministero che Òusciva dalle urne napoletane lĠItaliaÓ. Il plebiscito poteva quindi diventare per la nostra popolazione unĠoccasione di riscatto. E gli Irpini votarono quasi unanimemente come aveva loro suggerito il De Sanctis.

 

 

 

 

 

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