E FU
COSÍ CHE ……
di Pino Bartoli
A Raffaele piaceva stare con il marchese, gli piaceva ascoltarlo quando
raccontava dei suoi viaggi, delle sue avventure, gli piaceva intrattenersi con
lui per parlare della moda maschile inglese, dei gessati, dei tweeds, dei principi di Galles, gli piaceva il profumo del
tabacco che il nobil uomo bruciava nelle pipe di
terracotta acquistate dal vecchio artigiano che teneva “casa e potea” dopo la Chiesa di Costantinopoli, “abbascio ‘a fontana ‘a chiazza”, e gli piaceva girare d’estate per
Avellino sul calessino con il marchese.
Si racconta che una domenica,
dopo la solita scarrozzata, i due decidono di fermarsi da Lanzara,
al Corso, per prendere un caffè. Come
sempre il dehors
del locale, tutto in ombra e al fresco, era affollatissimo.
I tavolini occupati dai soliti
clienti: professori, avvocati, commercianti, impiegati tutti conosciuti e per questo motivo il
marchese, scendendo per primo dal calesse, li salutò con un sonoro “Signori”, ma resosi conto di essere sceso dalla carrozza
con la pipa in mano, senza distogliere lo sguardo dai tavolini e portando
indietro, disteso, il braccio sinistro nella cui mano stringeva la pipa,
rivolgendosi all’amico che in quel momento stava scendendo disse “Raffaele
posa ‘a pippa”. Ne venne fuori una vera
presentazione teatrale, una presentazione, per intendersi, di quelle che fanno
i pippobaudi in televisione.
E fu così che a Raffaele il
cognome fu cambiato in “Posaapippa” e tale è rimasto fino
a quando anche lui non è diventato cittadino della città che non c’è più ………