Nicola ‘o scauzone

di Pino Bartoli

 

No! Nicola ‘a carretta per trasportare il ghiaccio non l’ha mai usata; pe’  e sfratti ‘e casa si, ma po’  ghiaccio no. E aveva due buoni motivi per non farlo.

Innanzitutto avrebbe dovuto fittarla  da Pasquale e Rosina areto ‘a dogana o, in alternativa, ‘o vico ‘a neve, di fronte  ’a cantina e zi’ monaco ed il costo del nolo avrebbe reso la sua prestazione meno remunerativa e poi perché il peso del blocco di ghiaccio, 35 Kg per il grande (26 x 18 x 110 cm) e solo 25 per il piccolo (19 x 19 x 110 cm) per Nicola era un’inezia.

Gli bastava indossare il sacco di juta (quillo re nucelle) tagliato su un lato per proteggersi la testa e le spalle.

La fotografia pubblicata da Picone e Santinelli è bellissima ma non gli rende giustizia.

 

 

Era uno spettacolo vederlo fare di corsa, e ripeto di corsa, la spola tra fore  ‘o largo e la fabbrica del ghiaccio di via Campane per approvvigionare i chioschi e i venditori di bevande.

Che spettacolo. Ed era uno spettacolo assistere all’unico pasto giornaliero che faceva di sera alla trattoria di Gerardo Spina abbascio ‘o macello, dove era abbonato. 

Si presentava sul tardi tutto sistemato e tolettato, proprio come appare nella foto di Picone e Santinelli, si accomodava nella saletta sul retro e attaccava il piatto unico che gli avevano  preparato: una zuppiera di pasta al sugo - almeno ½ Kg – maritata con pezzi di carne di una certa consistenza, e lui, piano piano finiva tutto.  Interrompeva solo per offrirne,  con la sua  vocina delicata e squillante che strideva con la sua stazza e la sua forza veramente eccezionali , un boccone a noi che andavamo apposta per vederlo mangiare.

Finito tutto si faceva la scarpetta e la definizione è quanto mai appropriata viste le dimensioni delle fette di pane che utilizzava: praticamente uguali a quelle della scarpetta di Cenerentola che per quanto avesse un piede piccolo ….sempe ‘no pere era.

Alla fine del pasto (e qui si misurava la sua bontà) cacciava da una tasca dei famosi calzoni alla zuava un cartoccino dove custodiva una sfogliata frolla. Non era per lui! Era per il cane lupo messo a guardia  nel garage sotto la trattoria delle cassette di vino e acqua.

Si trattava di una bestia enorme e feroce che però con Nicola diventava docilissima; si mangiava la sfogliata, si faceva portare a spasso e poi, buona buona, ritornava alla catena.

L’affetto che questa bestia mostrava  per   Nicola, certo non lo mostrava per il padrone.

Assolto  quest’ultimo compito, con Generoso - il fratello più anziano che lavorava in trattoria - si avviava verso la casa che tenevano  ‘ncoppa a corea il quartiere che, come Nicola, adesso fa parte della città che fu ma che , a differenza di Nicola, non è entrato nel mito, ………….. con tutto il rispetto per Tarzan.

                                                                                                                                   

 

 

 

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