Sciore 'o scienziato
Si avvicinava alle
persone con piglio estremamente serio e descriveva l'ultima scoperta. Riteneva
di essere un grande scienziato, l'Archimede Pitagorico della città. Illustrava
una invenzione buona per risolvere i grandi problemi, grandi e piccoli, della
vita quotidiana. Ovviamente la descrizione era sommaria ed indicava solo gli
effetti prodotti dalla fantastica macchina,a suo dire, appena messa a punto. I
concittadini lo chiamavano "Sciore 'o scienziato". La maggioranza di essi si era
abituata alla sua presenza e lo tollerava benevolmente. Sciore, nel mentre
illustrava la sua più recente scoperta,tirava dalla tasca numerose totoschedine
già compilate e le offriva ai suoi divertiti ascoltatori in cambio di poche
centinaia di lire. Naturalmente anche i fortunati biglietti erano il risultato
miracoloso di un'altra prodigiosa macchina inventata da lui
e,pertanto,sicuramente vincenti. C'era in quel gesto il grande orgoglio
dell'uomo,che,nel tentativo di rimuovere l'atto dell'elemosina,aveva ideato
l'arte delle invenzioni. Era convinto di saper escogitare qualsiasi prodigio
della tecnica. Una invenzione a cui teneva molto era quella della macchina
fotografica a raggi paralizzanti,che,a suo dire,aveva la capacità di
immobilizzare, all'atto della apertura del diaframma, la persona inquadrata
nell'obiettivo. Preso da questo delirio,offriva continuamente tale scoperta ai
dirigenti dell'U.S. Avellino perché la dessero in dotazione ai fotoreporter
sistemati dietro la rete della squadra irpina. Così, per effetto delle paralisi
degli attaccanti avversari, nel momento di concludere a rete, l'Avellino non
avrebbe mai più perso una partita. Oltre alla ilarità, suscitava tanta tenerezza
per queste boutade messe in atto quasi quotidianamente. Tenerezza che oggi è
quasi impossibile provare, visto che le vie della città sono invase da un
esercito di questuanti. Sono dei veri e propri professionisti dell'elemosina e
forse disprezzano qualsiasi forma di fatica. E anche loro hanno fatto una grande
scoperta: sopravvivere senza sprecare una goccia di sudore.
Le foto sono di Mario Tulimiero