LA SOCIETA’ FILOVIARIA IRPINA
UN DOLCE RICORDO, UNA BELLA STORIA
di CARMINE CIOPPA
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E’ il 19/8/1946
Nel Cinema Ideal di Atripalda, si
riunisce l’Assemblea generale dei soci della costituenda Società
Filoviaria Irpina (SFI) Spa. E’ il primo atto ufficiale di un progetto
avviato già qualche anno prima tra mille difficoltà, come vedremo
meglio in seguito, ed, allo stesso tempo, la concretizzazione di una
iniziativa che rimarrà unica.
Siamo nel pieno periodo post
bellico. Sono passati poco meno di tre anni dalla fine della seconda
guerra mondiale che ha portato morte e distruzione. Avellino ha subìto,
a settembre del ’43, un bombardamento che ha causato circa tremila
morti.
Il contesto economico, già prima
della guerra, è quello di una Provincia povera, con un reddito pro
capite tra i più bassi d’Italia, riveniente, per il 50%, da
un’agricoltura ancora più povera, per la parcellizzazione della
proprietà fondiaria.
Il contesto sociale contrappone ad
un basso indice di alfabetizzazione una media borghesia illuminata. Da
essa scaturirà una classe politica con un’ampia visione dei fenomeni ed
una convinta missione di crescita del territorio irpino.
Atripalda è una delle cittadine
più vivaci; ad un’attività molitoria di carattere industriale e di
lavorazione del rame, entrambe legate alla presenza di corsi d’acqua,
aggiunge la consolidata capacità commerciale, favorita anche dalla
posizione geografica e dalla ridotta rete stradale che la pone come
crocevia obbligato per raggiungere il capoluogo.
E’ un commercio, all’ingrosso ed
al minuto, che spazia dal grano (la Dogana ne è il simbolo evidente) al
settore alimentare (formaggi, oli, baccalari) ai coloniali (caffè,
zucchero, spezie), ai tessuti, alle calzature, al bestiame (il mercato
del giovedì al largo tigli è il secondo per importanza, dopo quello di
Nola, a livello campano). E, con il commercio, prospera l’artigianato;
basti pensare ai tanti e bravi sarti o ai calzolai, per fare un esempio.
E’ l’humus più adatto per cogliere
la combinazione di tre fattori connessi tra di loro : durante un
comizio l’On. De Martino, deputato alla Costituente, promette di
realizzare un servizio più celere ed efficace di collegamento con il
capoluogo; i principali operatori economici intuiscono
l’importanza dell’iniziativa; il Direttore del Banco di Napoli, mio
padre, vuole realizzare qualcosa per il Paese che lo ospita con
tanto affetto. Si fa carico, perciò, della promozione del progetto, a
livello di coordinamento, nonchè della raccolta fondi.
La SFI è quella che oggi
chiameremmo una public company, una società ad azionariato diffuso,
popolare. Il capitale iniziale di 30milioni di lire è suddiviso
in azioni di 1000 lire ciascuna. Viene sottoscritto da 557 soci, con
una media di poco inferiore a 55 azioni per socio; tra i primi
sottoscrittori, ben 160 sono quelli residenti ad Atripalda, con una
media di 35 azioni per socio. Ma è tutta la Provincia che viene
coinvolta; i soci originari hanno residenza in 38 Comuni
dell’Irpinia ed n 9 città fuori Provincia.
Le principali difficoltà sono
dovute all’intervento della potente SITA di Firenze (Società Italiana
Trasporti Autobus), che gestisce, tra l’altro, la tratta
Avellino-Atripalda con autobus inefficienti e personale insufficiente e
che inoltra subito un progetto al Ministero dei Trasporti analogo
a quello ipotizzato dalla SFI. Sarà solo l’intervento dell’On. De
Martino e dell’On. Scoca ad evitare il peggio.
L’altro contrasto è con il Comune
di Avellino, che reclama la stipula di una convenzione che sarà fatta
slittare per oltre dieci anni sulla base di presunti danni che ne
deriverebbero al servizio, ma che, in realtà, ha il solo scopo di
mantenere ad Atripalda la sede sociale ed operativa, individuata
all’inizio in “via provvisoria” (applicazione del principio che non c’è
cosa più duratura di quella provvisoria).
Il Comune di Atripalda, Sindaco il
dott. Carmine Nazzaro, ha tra l’altro messo a disposizione della SFI,
per deposito e manutenzione dei mezzi, la parte posteriore
dell’edificio della Dogana dei Grani, con accesso autonomo da Via
Sparavigna.
Occorre bruciare I tempi per evitare gli ostacoli che si frappongono al progetto!
Quelli di realizzazione
dell’impianto sono da record, anche per la possibilità di acquistare il
materiale dalla So.me.tra. una società facente capo all’On. Di Martino,
che ha realizzato un analogo impianto nella vicina Salerno; la
concessione del Ministero è, infatti, dell’8/2/47 ed il 16 settembre
dello stesso anno i primi Filobus, “le macchine con le pertiche”,
cominciano a circolare.
La scelta della data non è
casuale; è la festa di San Sabino, Santo Patrono di Atripalda, la Città
che ha pensato, voluto e realizzato questo progetto.
Ed anche in questa caso c’è una
piccola “forzatura”: il 4/9/1947 i Rappresentanti della Società
comunicano ai Comuni di Avellino e di Atripalda, che debbono rilasciare
il nulla osta per l’entrata in esercizio dell’opera, che il 16
successivo ci sarà l’inaugurazione alla presenza del Ministro dei
Trasporti on. Corbellini, di fatto obbligando entrambi i Sindaci ad
assumere provvedimenti con i poteri della Giunta. Intanto anche l’Anas
dà l’autorizzazione per l’utilizzo delle strade.
Al resto pensa San Sabino : un
autentico miracolo vedere i primi filobus in azione e tante
possibilità di lavoro, in un periodo di crisi occupazionale!
All’inaugurazione intervengono,
come preannunciato il Ministro dei Trasporti Corbellini, alcuni
parlamentari irpini, fra cui Alfredo Covelli e Costantino Preziosi, i
Sindaci di Avellino (Amendola) e di Atripalda (Nazzaro),
consiglieri comunali e provinciali, mentre gli On. De Martino e Scoca,
per impegni di Governo, inviano messaggi di augurio. Ma c’è soprattutto
tanta gente, perché è la festa del Santo Patrono, perché è una bella
iniziativa, perché è un vanto per il paese, perché in tanti ci hanno
creduto.
Ma torniamo alla costituzione
della Società, che nomina il primo Consiglio di Amministrazione
composto da Carmine De Martino, Salvatore Cioppa (che assumerà la
carica di Amministratore Delegato), Vincenzo Porcelli, Umberto
Muscetta, Angelo Mastroberardino, Domenico Capano, Nino Piccolo,
Basilio Focaccia (che sarà il primo Presidente della Società, subito
dimessosi perché eletto Senatore) e Carlo Tozzi. Per il Collegio
Sindacale, la scelta cade su Antonio Lanzara, Raffaele De Felice e
Giuseppe Della Pia, come Sindaci effettivi e su Salvatore Sasso e Vito
Salomone Sindaci supplenti.
Per gli appassionati di vicende
societarie, vanno segnalate le scelte innovative – per l’epoca – che
caratterizzano la gestione finanziaria, con assenza di ricorso
all’indebitamento bancario ed integrazione dei mezzi propri attraverso
aumenti di capitale ed emissione di prestiti obbligazionari.
Una scelta coerente con gli utili
destinati a dividendi – cioè la remunerazione degli azionisti – che
raggiungono, già dal secondo esercizio, il 5%. Un dividendo, che sarà
percepito fino al 1957, ampiamente remunerativo, ove si consideri che
il Prestito per la Ricostruzione, emesso dallo Stato nel 1944, con
durata 5 anni (un titolo analogo ai nostri Btp) fruttava un interesse
annuo del 3,50%, pagabile in due cedole semestrali; il tasso ufficiale
di sconto, quello applicato tra Banca e Banca d’Italia, oscillava
invece tra il 4 ed il 5%.
Per i cultori di strategie
aziendali, ma anche per i lettori inesperti, la lungimiranza degli
Amministratori è nella definizione delle linee guida e degli
obiettivi strategici esposti nel primo bilancio dell’esercizio 1947 :
1) salvaguardia degli interessi degli azionisti che hanno investito
risparmi in una iniziativa sociale e non speculativa; 2) garanzia di un
servizio pubblico, puntuale ed efficiente; 3) tutela dei dipendenti
attraverso eque retribuzioni anche per premiarne l’ampia disponibilità
sempre dimostrata. Tutto questo oggi rientrerebbe nella normalità, ma
non dimentichiamo che stiamo esaminando fenomeni dell’immediato dopo
guerra.
Il servizio, che inizialmente
collega Atripalda con alcuni punti centrali di Avellino, viene
successivamente esteso a Pianodardine, Valle, Bellizzi, Picarelli,
Contrada fino ad arrivare a Mercogliano, per collegarsi con la
funicolare per Montevergine.
I primi dieci anni sono
caratterizzati da risultati positivi, sintetizzabili nella crescita del
patrimonio, nella distribuzione di utili agli azionisti e
nell’ampliamento della forza lavoro.
Quelli successivi, col cambio
pressochè totale degli amministratori, manifestano elementi di
criticità, che si accentuano nel tempo per il boom delle auto private,
l’imposizione del prezzo politico del biglietto – con la promessa di
contributi che non sarebbero mai arrivati – e, non nascondiamolo, con
il prevalere di interessi da parte di azionisti/amministratori che
operavano nello stesso settore dei trasporti e che avevano interesse ad
un “indebolimento” della Società; senza immaginare che la situazione
potesse sfuggirgli dalle mani.
…………..
Come ho avuto modo di dire, questa
della SFI è una bella storia, “unica” non solo per il contesto storico
in cui è maturata, ma anche se raffrontata con l’attuale periodo di
apatia imprenditoriale, non solo a livello locale.
Il ricordo vuole essere uno
stimolo a ritrovare voglia di fare le cose, perché le capacità non
mancano soprattutto nei giovani che oggi finalmente guardano con
distacco (giocoforza o convinti) al “posto fisso”.
E’ un ricordo volutamente
frammentario ed incompleto, che ha, per me, una forte componente
emotiva. Nel mettere a posto alcuni documenti, ho trovato un album
fotografico di quel periodo; non contiene foto ma trentantadue
biglietti da visita delle stesse dimensioni e fattura, con i nomi dei
primi collaboratori della SFI. Sulla prima pagina dell’album, con una
grafia svolazzante, una dedica : “Al dott. S. Cioppa, il personale
della S.F.I., li 6-8-1949” (data dell’onomastico di mio padre).
Ho immenso piacere nel
ricordare questi nomi per un riconoscimento ai tanti dipendenti, che,
con abnegazione ed impegno, hanno costituito il braccio operativo di
questa iniziativa:
Antonio Amoroso Michele Anzuoni
Alessandro Arena Arturo Bonazzi Ciro Borriello Aniello
Cantelmo Luigi Caputo Leopoldo Cascetta Vincenzo Dattolo Domenico
Esposito Mauro Esposito Antonio Ficuciello Antonio Forte Fiorenzo
Francavilla Alessandro Gengaro Pasquale Gengaro Antonio Gubitosi
Carmelo Iaccheo Nicola Iandoli Vincenzo Imbimbo Antonio Infante
Sabino Lepore Angelo Losco Edvige Mazza Giuseppe Melillo Vincenzo Musto
Vincenzo Napoletano Ciro Niespolo Giuseppe Paladino
Rocco Pallante Antonio Primaverile Palmerino Stanchi
…………………………………………..
Le foto
Foto 1) : Il Sindaco Carmine
Nazzaro saluta le Autorità. Sullo sfondo il vecchio Gonfalone, di
recente restaurato a cura di E. Angiuoni
Foto 2) : Ora tocca all'Amministratore Delegato, Salvatore Cioppa
Foto 3) : All'uscita da Municipio. Con i fiori Alfredo Sandulli, meglio conosciuto come Don Alfredo....
Foto 4) : In piazza
Foto 5) : Folla, tanta gente entusiasta
Foto 6) : Autorità. Amministratori, Operai, Dipendenti L'unione di successo
Foto 7) : Il filobus all’uscita dal deposito di Piazza Sparavigna
Foto 8) : Come eravamo. Il filobus con lo sfondo della Dogana, del Cinema Ideal e del Bar Casa del Gelo di Mimì D'Anna
Foto 9) : Altra foto della Piazza, purtroppo sfocata
Foto 10) : Si parte. Al centro
Salvatore Cioppa, sulla sinistra Carlo Tozzi , la figlia Wanda,
ed il Notaio Sessa con le figlie Virginia e Nietta
Foto 11) : L’album e la dedica
Foto 12) : Una delle prime
formazioni di una GRANDE SQUADRA. Da destra, Losco, (forse) Iandoli e
Melillo, poi Cascetta, Iaccheo, Primaverile, Infante, Stanchi, Arena
Foto 13) : Da sx Raffaele
Iannaccone, Arturo Bonazzi, Michele Porraro, Giovanni Picillo, Mario
Spagnuolo, non individuato e Giovanni Franco
Foto 14) : Primaverile, Iaccheo e Stanchi
Foto 15) : Certificato azionario con capitale di Lire 30 milioni
Foto 16) : Certificato azionario con capitale di Lire 75 milioni
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