Cara Dogana,
è da qualche giorno che cerco le parole per descrivere cosa sei per me. Ed è
molto difficile trovarle. Ed è difficile perchè non hai mai fatto parte della
mia vita. Non ho mai avuto il piacere di poterti vivere fino in fondo, hai
sempre rappresentato per me, e immagino per tanti della mia generazione, un
simbolo del decadimento culturale della città. Ricordo solo quando ormai
parecchi anni fa un incendio ti ha fatto addormentare e da quel giorno nessuno
più si è curato di te.
Tu che sei lì da un millennio, tu che hai resistito a guerre e bombardamenti, tu
citata addirittura nei Soprano. Devi averne viste tante nella tua lunga vita e
forse mai ti saresti aspettata di trovarti un giorno in questo stato. Tu che sei
sempre stata il centro del mondo, sempre piena di gente, un punto di riferimento
costante nei secoli. Non ho mai avuto il piacere di vederti in tutto il tuo
splendore, ma dalle foto in bianco e nero che ho ammirato, mi è venuto in mente
un paragone con quelle splendide,
meravigliose attrici dei tempi che furono. Ecco, ho trovato. Sei la Marilyn
della città. Tremendamente bella e dannata. Daguardare, ammirare e amare
platonicamente. Però, cara dogana, io non vorrei guardarti più solo in foto,
vorrei venire al tuo cospetto di persona e vederti splendente da farmi luccicare
gli occhi. Vorrei amarti dal vivo e avere un rapporto carnale con te, toccare e
perdermi nelle tue forme.
Ed è per questo che ti scrivo. Ti scrivo perchè devi recuperare i fasti di un
tempo. Devi ritornare ad essere la "femme fatale"che sei sempre stata. Devi
riprendere il tuo ruolo guida. Devi tornare a farti amare e rispettare dalle
nuove generazioni. Per poter continuare a sopravvivere nei secoli dei secoli.
Per poter ricostruire un giorno, dalle tue rughe, la storia della nostra amata
città. Cara dogana, è questo che spero per te, il meglio e solo il meglio. E
sono sicuro che ce la faremo. E il nostro
amore potrà durare per l'eternità.
Saluti
Vincenzo Golia D'Augè