Il '68
e la citt: avvio di una riflessione.
di Franco Festa
Bisogna
partire da unosservazione importante. Il 68, in citt, non la storia di un
anno, ma di un ampio periodo di passioni civili, politiche e sociali che sono
nate prima di allora- gi nel 1965 alla chiesa della Ferrovia il maestro De
Conciliis aveva dipinto il grande murale della pace - e si sono sviluppate
negli anni successivi. Il fulcro della contestazione certamente il mondo
della scuola, ma la ribellione si irradia in diversi strati sociali, in diversi
luoghi, e anche coloro che apparentemente non partecipano direttamente agli
eventi che si succedono ne saranno poi condizionati.
Come poche altre volte nella sua storia, la citt rompe la sua soporifera vita
di periferia indifferente ad ogni cambiamento e si rivela sensibile ai grandi
temi di interesse nazionale e internazionale: la lotta allautoritarismo, alla
scuola di classe, il femminismo, la ribellione contro la guerra del Vietnam, la
scoperta del Che, linvasione della Cecoslovacchia, il fascino della
rivoluzione cinese. Che si saldano e si accompagnano a temi specifici: la
scoperta della feroce selezione di classe che riguarda i poveri della periferia
urbana; il dibattito sui temi del rinnovamento religioso, culturale e civile
che hanno nella chiesa di San Ciro il proprio fulcro; la lotta per la casa, che
vede molti giovani impegnati al fianco degli abitanti della zona di
SantAntonio Abate; il fervore sulle questioni del cinema, che hanno nel
festival del Laceno doro di Camillo Marino e Giacomo DOnofrio il proprio
luogo naturale di dibattito; la nuova attenzione alla questione degli edili,
categoria di lavoratori predominante nella citt dello sconquasso edilizio; la
lotta contro le terribili condizioni dell ex Orfanatrofio; la scoperta dei
quartieri popolari, in cui nascono e si sviluppano i primi comitati di
quartiere. Lontani e distanti, allinizio, restano i partiti tradizionali,
dalla DC al PCI, lontanissime le istituzioni, a partire dal Comune. Questa distanza,
questa reciproca incomprensione, sar lentamente colmata nel corso degli anni
successivi, e trover, dal punto di vista del governo del Comune, unalta
espressione nel quinquennio di sindacatura di Nacchettino Aurigemma. Ma
occorrer tempo. Allinizio sono due mondi che non si conoscono, non si
parlano, forse si disprezzano. Il PCI cittadino, che pure attraversato da
tensioni culturali profonde, che hanno nel settimanale Il Progresso Irpino
uneco importante, vede lallontanamento provvisorio dal partito, tra gli
altri, del professore Federico Biondi, contrario allespulsione del gruppo de
Il Manifesto; ma le tensioni sono tutte interne e non colgono, se non con
grande ritardo e durature incomprensioni, ci che si muove allesterno. Solo
nei primi anni 70 il Pci cittadino, nei cui gruppi dirigenti sono confluiti
molti sessantottini, prover a dare una risposta positiva alle domande sorte in
quegli anni, con la costruzione di nuove sezioni territoriali, su tutte l Alicata, nella zona di via Piave, che si lega fortemente
ai problemi legati allo sviluppo disordinato della zona (va citata almeno la
lotta per la piazzetta a via Enrico Capozzi e quella,
che vide una straordinaria partecipazione di cittadini, per le case di Rione
Corea).
Anche nella Dc, al colmo di una feroce lotta tra due visioni della societ e
del potere tra Fiorentino Sullo e Ciriaco De Mita, si agitano energie nuove,
che hanno in alcuni giovani, tra i quali Antonio Di Nunno, il loro riferimento
cittadino pi importante. Ma esse non colgono tutta la forza innovativa che
agita diversi settori della citt.
Lunica formazione politica in apparenza pi aperta al cambiamento il PSIUP
cittadino, nel quale molti giovani dei movimenti trovano un interlocutore
affidabile e uno spazio di azione libero. L, in quei locali di via Dante,
vengono elaborati e creati, in infuocate discussioni, i documenti pi
interessanti, spesso espressi nella forma di colorati tazebao, specie in
occasione delle Olimpiadi di Citt del Messico, per la strage degli studenti
che protestavano contro il regime. Ma la posizione assunta sullinvasione della
Cecoslovacchia, che vede il partito schierarsi a favore dellintervento, segna
linizio della fine di quellesperienza. Memorabili sono, nel mese di agosto
68, i manifesti che si sovrappongono sulle mura della citt. A quello di un
gruppo di giovani ormai fuoriusciti dal PSIUP, che si schierano al fianco della
rivoluzione del premier ceco Dubcek, interrotta dai carri armati sovietici, si
contrappone uno del fronte ortodosso del partito, che sostiene linvasione, dal
titolo. Carristi? No, bicarristi!, i cui estensore Camillo Marino. E da
quel momento che si assiste alla esplosione di diversi circoli, culturali e
politici, in cui confluiranno molte energie, specie dei giovani universitari
cittadini.
Va detto che, in questa fase, la mobilitazione studentesca negli istituti
superiori non ancora ad alti livelli. Essa trover solo nell inverno del
68-69 il suo acme, con grandi manifestazioni per le strade della citt, sui
temi della lotta allautoritarismo e alla scuola di classe e per la riforma
della scuola, culminate nell occupazione del Liceo Scientifico Mancini, che
suscita vastissima eco, e nelle infuocate contestazioni nel Liceo classico
Colletta, contro il preside De Feo. Il dirigente aveva allontanato
dallinsegnamento Padre Pio Falcolini, reo di portare, dentro la scuola, i
grandi temi del rinnovamento religioso e civile del Concilio Vaticano II. Pi
di cento professori firmarono un documento a suo sostegno, e furono processati
lanno successivo, in un processo che fece storia. Altro carattere, pi
concreto e legato ai problemi della condizione di vita materiale degli
studenti, hanno gli scioperi degli istituti tecnici della citt, in particolare
del Volta, che si sviluppa sui temi dei trasporti e delle prospettive di
lavoro per il futuro.
Nella prima fase, diversamente da ci che comincia ad avvenire in altre citt
d Italia, non vi saldatura tra le battaglie del mondo della scuola e quelle
che agitano altri settori del capoluogo. Ci avverr, con fatica e tra molte
contraddizioni, solo negli anni successivi. Gli studenti, impegnati su
tematiche generali, in generale non hanno conoscenza dei profondi processi di
trasformazione che stanno investendo la citt e la sua struttura urbana. In un
solo giorno, il 31 agosto, furono firmate dal sindaco Scalpati centinaia di
licenze edilizie che stravolsero il piano regolatore appena approvato. E
restata memorabile, nella storia della citt, la scena del sindaco, seduto
davanti al bar Lanzara, con gli impiegati che salivano e scendevano correndo
dal palazzo del Comune di fronte con le licenze edilizie in mano. Il sacco
edilizio e le future storture hanno quella origine, e si sommano ai problemi di
vivibilit che vanno sviluppandosi nei quartieri popolari di recente
formazione, da San Tommaso a Rione Mazzini a Rione Aversa. Qui si costruiscono
interessanti esperienze di partecipazione popolare, con la formazione di
comitati di quartiere autonomi, che si ispirano ai modelli gi sperimentati in
altre citt specie dellEmilia, si collegano ai bisogni della popolazione e
cercano, con alterne fortune, di trasferire a livello comunale le loro istanze.
A San Tommaso, in particolare, tutto si articola intorno al Centro sociale del
quartiere e al lavoro instancabile dellassistente sociale Ennio De Franco.
Ma per la conquista delle case popolari al rione Parco in costruzione che si
sviluppa la lotta pi importante, quella degli abitanti di rione santAntonio
Abate, la storica strada della citt ormai da anni in una condizione di
incredibile incuria, con casupole diroccate non degne di questo nome. E al
loro fianco che si muovono tante delle nuove energie giovanili impegnate nel
sociale, con memorabili manifestazioni che si dipanano per il centro della
citt e che alla fine riescono a strappare un positivo risultato. Anche se,
nelle case in abbandono appena liberate, altri disgraziati troveranno rifugio,
in una sequenza drammatica che si concluder solo nel 1980, con le decine di
morti del terremoto, che l, in quelluniverso di desolazione dimenticato da
tutti, colpir pi ferocemente che altrove. Ed sempre la scoperta di un mondo
afflitto ed emarginato, sul quale la scuola esercita una feroce selezione, che
spinger altri giovani a Rione Aversa a impegnarsi in un doposcuola di
quartiere, sulla spinta delle memorabili pagine della Lettera a una
professoressa di Don Lorenzo Milani e della scuola di Barbiana, e a cimentarsi
in drammatici faccia a faccia con i maestri che avevano fatte delle bocciature
la loro unica arma, insieme ai genitori dei ragazzi, che lentamente
cominciavano a prendere coscienza del problema della scuola negata e della
necessit della lingua come strumento di emancipazione.
Il luogo sintesi di queste lotte e di queste speranze la chiesa di san Ciro.
Furono Don Michele Grella e Padre Pio Falcolini che insieme la resero qualcosa
di pi di una semplice parrocchia e diedero forma alla voglia di impegno e di
cambiamento dei giovani che vi facevano riferimento. La contestazione, va
ribadito, era la volont di porre in discussione la scuola, la famiglia, la
Chiesa, ingessate in una sclerosi e in una vecchiezza insopportabili.
Lobiettivo era rinnovare, cambiare. E furono gli stessi Padre Pio e Don Michele
a non accettare quella scuola, quella concezione della famiglia, quella Chiesa
ossificata e chiusa su se stessa. A San Ciro i giovani di allora trascorrevano
i giorni a studiare, ad approfondire i temi della Chiesa del dissenso, per
ritrovare nuovi contenuti. In quei locali passarono teologi del Concilio,
cattolici democratici, intellettuali famosi, in un vivo e appassionato
confronto. Un nutrito gruppo di giovani che vi facevano riferimento
parteciparono, nel dicembre di quellanno, a un memorabile convegno ad Assisi
sul tema La violenza dei cristiani. Il punto pi alto fu raggiunto nel Natale
del 68 quando, in un angolo della chiesa di San Ciro, alla tradizionale
iconografia di pastori e di casette, fu sostituito luso di pannelli con le
foto dei bombardamenti del Vietnam e di profilati di ferro per la grotta. Fu un
evento che suscit linteresse della grande stampa nazionale, fin sulle prime
pagine di molti giornali, e provoc all interno della comunit un intenso e
appassionato dibattito. Fu da quel momento, sia detto per inciso, che gli
studenti cominciarono a guardare a ci che succedeva nella citt e la
parrocchia divento anche il centro di assemblee sui temi della scuola e della
sua riforma. A livello locale, invece, la stampa si divise tra la ferocia
dellopposizione ultramoderata, a tratti reazionaria, del quotidiano Roma
diretto da Fausto Grimaldi, e la convinta apertura al nuovo dello storico
settimanale di Guido Dorso Corriere dellIrpinia, in quel periodo diretto da
Gianni Festa, che raccolse intorno a s il meglio dei giovani intellettuali
avellinesi, per tentare di decifrare e dare voce ai cambiamenti in atto.
Queste frettolose osservazioni non danno, certamente, il polso vero di quegli
anni di fervore, di gioia, di lotte, di speranze, di delusioni, che interess e
coinvolse tanti giovani della citt e, va sottolineato, tante ragazze. Furono
anzi le donne, il loro ardito e autonomo punto di vista, anche in citt, le
vere alfiere della trasformazione.
Tante, troppe cose sono state lasciate fuori da questa veloce fotografia del
tempo, tanti episodi non sono stati neppure citati. Anche se almeno due
meriterebbero menzione: lo scontro tra giovani extraparlamentari di sinistra e
fascisti, vicino al cinema Partenio, in occasione della proiezione del film
Berretti verdi che era una insopportabile esaltazione della guerra del
Vietnam; e il memorabile schiaffo che la giovane Tina Capone, detta la
pasionaria affibbi al prete Don Gerardo Marzullo, che le aveva riservato un
epiteto volgare, in una infuocata assemblea alla Biblioteca provinciale sulle
scandalose condizioni in cui erano costretti a vivere gli orfani
dellOrfanatrofio provinciale. E ancora tornano alla mente altre novit, come
il lavoro di gruppi di giovani edili sul loro contratto, o limpegno
appassionato di nuclei di giovani operai sulle loro condizioni di lavoro e
sulle nuove forme di partecipazione in fabbrica , in alcune aziende del
nascente Nucleo industriale a Pianodardine; o la voglia di protagonismo di
alcune categorie emergenti , nellEnel e nella Sip.
Frammenti di tante altre verit, di tante altre forme di costruzione di una
nuova citt, tutte da riscoprire.
E comunque il momento in cui, superata la cronaca, tocca alla storia mettere
ordine. Tocca a storici di valore recuperare documenti, testimonianze, punti di
vista autorevoli, che consentano di esprimere su quegli anni un giudizio
equilibrato. La speranza che comunque venga ribadita, con forza, la
differenza profonda e sostanziale tra quegli anni di gioia, di fervore, di
partecipazione democratica, e quelli cupi, spesso segnati dalla violenza, con
echi drammatici anche in citt, della seconda met degli anni 70.