Villa Battista
Cade sotto le ruspe, al finire
di febbraio 2024, la Villa Battista di via Morelli e Silvati.
Non tutti sanno - e forse
neanche i più anziani lo ricordano - che in origine, almeno dagli inizi del
’900, proprio lì c’era un rinomato Pastificio gestito da Antonio Battista,
fratello del pittore Giovanni (1858-1925), allievo e collaboratore di Cesare Uva,
al quale è dedicata anche una strada avellinese. Gli ampi locali adibiti a
Pastificio si trovavano sul retro di una palazzina che affacciava su via
Pennini, il cui portale d’ingresso, ancora recentemente visibile, recava la
data 1900; e vi si accedeva da un grande cancello laterale. Per arrivarvi,
all’epoca, dalla città, dopo aver attraversato Piazza d’Armi si percorreva un
lungo viale alberato con il panoramico “ponte di Montevergine” (l’attuale via
Tagliamento).
Antonio (1864-1944) vi abitava
con la moglie Lorenza Imbimbo (1865-1935)
Antonio
Battista e Lorenza Imbimbo
e con la sua numerosa prole,
formata da nove figli, nati tra il 1889 e il 1909: Cesare, Ermelinda, Elvira,
Attilio, Giovanni, Elena, Costanza, Arturo, Giuseppe. Alla sua morte, tranne
Giovanni, emigrato in Argentina, a continuarne l’attività, pur tra alti e bassi
fino alla definitiva cessazione, furono i figli; ognuno dei quali, intanto, a
parte Ermelinda, rimasta nubile, aveva messo su famiglia: Cesare con Ersilia
D’Argenio, Elvira con Sabino Oliva (figlio: Romolo), Attilio con Emidia Vecchiariello (figli: Antonio, Emilio, Cesare e Lorenza),
Elena con Giovanni Buonagura (figli: Michele e
Adelaide), Costanza con Carmine Cucciniello (figli: Guido, Anna Maria e Bruno),
Arturo con Rosa Iuliani (figli: Antonio, Lorenza,Teresa
e Anna), Giuseppe con Gabriella Petrilli (figli: Carla e Antonio).
Nella foto Arturo, Attilio, Cesare e
Giuseppe Battista
Negli anni ‘60, a realizzare,
come propria abitazione, la Villa Battista sugli spazi una volta adibiti a
Pastificio fu uno dei figli di Attilio, il dott. Emilio Battista (1924-1983),
neurologo, fondatore della Clinica Neuropsichiatrica “Villa dei Pini” su via
Pennini, poco distante dall’ex-Ospedale Maffucci.
Emilio Battista
All’elegante costruzione con
rigoglioso giardino antistante, nel quale si conservava, come ornamentale
ricordo del passato, l’antico pozzo, si accedeva attraverso un grande cancello,
centrale rispetto al muro di confine in pietra lavorata con sovrastanti
artistiche cancellate, su via Morelli e Silvati. Essa
consisteva in un corpo di fabbrica arretrato e un’ala laterale avanzata,
contrapposta alla vecchia palazzina di famiglia. Proprio nei locali terranei di
quell’ala il dott. Battista volle creare anche un luogo di ritrovo, con sala
per cerimonie e discoteca, esclusivo e raffinato: il “Papillon Rouge”; che tra
gli anni ‘70 e gli inizi del 2000 ha rappresentato per molti avellinesi,
giovani e meno giovani, un punto di riferimento per serate spensierate ed eventi
importanti della loro vita.
Di tutto questo le ruspe hanno
inesorabilmente cancellato il ricordo per le generazioni future.
Maria Grazia Cataldi
[ Si
ringrazia Carla Battista per aver fornito informazioni e foto di famiglia]