Canciello
Il nome gli fu attribuito a seguito dell’episodio accadutogli un giorno di molti anni fa durante l’esecuzione delle mansioni quotidiane cui era preposto. Era l’inserviente tuttofare del retrobottega della ditta De Pascale,di corso V. Emanuele,negli anni ’50 e ’60. A quel tempo il forno e il laboratorio di pasticceria del famoso negozio, gestito dal sig. Antonio, sfociavano in un ampio giardino, che oltre a fungere da deposito conteneva delle stie piene di galline, in quanto c’era ancora la tendenza ad usare uova fresche di giornata nella lavorazione dei dolci. Ebbene, Canciello si occupava di tutti quei lavori che abbisognavano per mantenere ordinato il cortile. E tra questi, naturalmente, c’era quello del governo delle galline e della pulizia delle gabbie. Il titolare,ad un certo punto, si rese conto che il numero delle galline diminuiva progressivamente di qualche unità. Pertanto si appostò per controllare il lavoro di Canciello e successivamente,visto quel che lo stesso combinava,si lanciò sull’inserviente facendogli il proverbiale paliatone, rinchiudendolo per qualche nel pollaio vuoto. Quando la storia si seppe, il personaggio venne battezzato col nome di Canciello. Raggiunta l’età della pensione amava sostare davanti al bar Sport, caffè sito di fronte al cinema Giordano. A chi gli chiedeva di chiarire la storia della morte delle galline, senza scomporsi, ne raccontava motivi e modalità di esecuzione. Era una particolarissima narrazione di zoofila. La esponeva così: “Non so’ sposato. Non ‘aggi’avuto tante possibilità ‘e spenne pe’ glì co’ ‘na femmena,fatta accezione ‘e certe date,come ‘o primo maggio, natale e ‘o quinnici agosto. Allora,acchiappavo ‘na gallina, ’nci tiravo ‘o cuollo, quella strepitiava e io ….eeeeepppò, ‘n ci facevo ‘o servizio. ‘A gallinella moreva, ‘a patanella coceva,’o vino mo’ bevevo e Canciello,soddisfatto,s’addormeva”. E come nell’episodio del cavalluccio rosso nel film di Luciano De Crescenzo ” Così parlò Bellavista”, ogni qual volta lo si incontrava ci si faceva raccontare la stessa storia. Ovviamente il suo appellativo si trasformò in “Canciello eeeepppò”,tanto che vedendolo lo si salutava sempre gridando “Cancieee’” e lui rispondeva “eeeeepppò..”, e mettendo il pollice e l’indice della mano a forma di cerchio lo faceva scattare verso di sé. Dopo alcuni anni si ritirò nell’ospizio Rubilli e scomparve dalla circolazione. E noi perdemmo uno straordinario personaggio.