Chionino

 

 

Il suo nome era Antonio, ma preferiva  essere chiamato Tonino. Avendo un difetto di pronuncia, simile a quello di persona  che tenta di parlare tenendo in bocca una caramella,si presentava dicendo: “Piacere,Chionino”. Di statura bassa, con occhi grandi e strabici che spiccavano su un testone collocato direttamente sul torace, si accompagnava sempre con amici molto più alti, che lo consideravano la mascotte della comitiva. E’ stato protagonista di tante storie vere e inventate, cucitegli addosso per l’esclusivo divertimento dei compagni. Elencarle tutte è come scrivere un libro di barzellette,ma alcuni episodi veramente accaduti  vale la pena raccontarli.

In una della tante cene con gli amici un commensale si portò verso il cameriere che stava servendo degli arrosti bollenti appena tolti dalla graticola e furtivamente infilò un profilattico sotto la carne destinata a Chionino. Durante il pasto cominciarono, in coro, ad esprimere  giudizi positivi  sulla qualità della pietanza, esaltandone il sapore e la consistenza magra.

Quando videro che Chionino non si pronunciava gli chiesero esplicitamente il suo giudizio. Egli si alzò e col suo inconfondibile eloquio sentenziò : “ ‘a carne è chiaporita, però chi chia troppa pellecchiella !!”. Quando gli chiedevano quali erano per lui i valori più importanti della vita,rispondeva sempre: “ Tre cochie. Prima cochia, bisogna avere rippecchio per gli amichi. Seconda cochia, gli amichi m’hanno rippecchià”.  Al reclamo del terzo valore rispondeva candidamente: “Non ‘o sacchio”.

In alcuni frangenti, oltre il difetto di pronuncia, modificava le parole cambiandone il significato.

Le piccole cedole degli interessi dei buoni fruttiferi  le chiamava ciotoline, il frigorifero per lui era il grigorifero, non riusciva quasi mai ad allacciarsi le scarpe o fare il nodo della cravatta, e se gli si chiedeva l’ora dava dei colpi sull’orologio facendo intendere che non funzionava, ma in verità non sapeva leggerlo, tant’è che spesso allungava il braccio dicendo:”tiè,leggittiello tu!”.

Nell’ultima parte della sua vita trovò lavoro di commesso in una farmacia della città. Gli amici andavano spesso a trovarlo col pretesto di essere serviti da Chionino. Ovviamente chiedevano esclusivamente preservativi facendogli intendere che lo ritenevano un esperto del settore.

Ritirata la merce, ritornavano poco dopo sostenendo che i profilattici erano stati bucati da lui per vendicarsi dei continui sfottò, dei ripetuti “gnoccoloni”  subiti. Quest’ultimi erano dei pizzicotti sul mento, effettuati con tre dita, disposte a molletta per stendere la biancheria, che gli amici di solito davano dopo una esibizione canora e strumentale. Infatti, spesso accennava delle melodie napoletane storpiando le parole, riproducendo il suono del mandolino che sembrava acqua in piena ebollizione. Adesso che non c’è più  gli amici come vecchi reduci di guerra che raccontano ripetutamente episodi veri e inventati vissuti in battaglia, ricordano i momenti di allegria che Chionino sapeva regalare.

 

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