Più volte, in momenti ed occasioni diverse, ho compilato "Dichiarazioni d'amore" per la Dogana, ma, non disponendo di un indirizzo, sono rimaste chiuse nel cassetto, cioè sui  ritagli di stampa raccolti in archivio, con tante altre cose.

Ma, ora che l'ottima iniziativa del "Comitato" me ne offre la possibilità, le spedisco tutte assieme, idealmente, (l'oggetto è sempre lo stesso), risparmiandomi solo l'improba fatica di indicarvi in calce il luogo e la data.

Mi sembra, invece, di impareggiabile utilità, e quindi degna di essere qui amorevolmente trascritta, quella che, nello spirito del Gran Tour di quel tempo, alla Dogana, nell'epoca del suo massimo splendore, dedicò uno dei maggiori flosofi dell'empirismo inglese, George Berkeley, grande esperto anche di architettura, nel corso del suo secondo "Viaggio in Italia" (1716-1720).

Assegnandole un posto eminente tra le brevi osservazioni che andava annotando in questi suoi diari preziosi, passando per Avellino, ("città aperta ed elegante, in una vallata fra alte montagne ricoperte di boschi"), dopo un accenno al monumento di re Carlo II, "in mezzo a una grande piazza", gli pareva che il palazzo della Dogana, pubblico granaio, "ben progettato e adorno di molte statue di marmo...concorre[sse] ad abbellirla", fors'anche come punto terminale di un itinerario, l'odierno Corso Umberto, in cui "Le case hanno bellissime facciate. Parecchie fontane e statue": concludendosi il tutto con un fuggevole giudizio sugli abitanti, "numerosi e particolarmente cortesi" (dove è facile avvertire, in un osservatore di così alto livello, un istintivo accostamento tra il carattere degli edifici e quello della gente che ci viveva).

 

Questa "dichiarazione d'amore" casualmente redatta tre secoli or sono, può benissimo venir posta in testa a tutte le altre, che dettate dallo scoramento che produce lo spettacolo dell'attuale stato rovinoso, sono pure animate dalla speranza che quel monumento possa riacquistare il volto in cui si mostrava al Berkeley.

 

(Il libro è reperibile presso la Biblioteca Provinciale)

 

Buon lavoro e saluti affettuosi

 

Federico Biondi

 

 

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