FELICE TERZO: macchinista delle Ferrovie dello Stato

di Pierino Mitrione

 

La storia sindacale si intreccia inevitabilmente con quella degli uomini che hanno contribuito alla crescita sociale del mondo del lavoro. Nella categoria dei trasporti un merito particolare assumono le vicende dei ferrovieri.

Non a caso la storia del sindacato ferrovieri comincia alla fine del 1800 quando cominciarono a costituirsi le prime associazioni mutualistiche. Queste forme associative dettero luogo alle Società di Mutuo Soccorso per venire incontro alla necessità di far fronte alle gravi carenze sociali di quel periodo e  alle precarie condizioni di vita e di lavoro. Sono le prime forme di auto-organizzazione sociale che evolvendosi diedero vita alle casse di prevenzione e assistenza, alle cooperative di consumo e alle scuole per l'avviamento professionale. Ad Avellino “La Provvida” situata a Piazza Libertà ne fu testimonianza, era un negozio alimentare che aveva le caratteristiche della mutualità, un anticipatore della COOP.

In questo contesto nacque a Milano il 1° maggio del 1877 la gloriosa Società di Mutuo Soccorso fra Macchinisti delle Ferrovie dell’Alta(altra) Italia. Anche la data scelta avrebbe avuto in seguito, 12 anni dopo, una valenza simbolica per il mondo del lavoro quella della festa del lavoro: il 1° maggio a ricordo dei cinque operai americani uccisi mentre scioperavano per la conquista delle otto ore giornaliere di lavoro.

Questa Mutua è legata al nome di Cesare Pozzo che fu il primo grande macchinista improntato ad ideali prima mazziniani e dopo socialisti, che curò l' organizzazione   dei ferrovieri ed in particolare dei macchinisti rivestendo anche la carica di presidente della mutua di Milano. Organizzò la lotta contro le convenzioni per riportare le ferrovie allo Stato. Fu più volte punito e costretto ad emigrare in molti depositi d'Italia. Morì tragicamente ad Udine lanciandosi sotto un treno.

Questa benemerita Organizzazione raccolse  iscrizioni tra soggetti che lavoravano in diverse città nel Nord del nostro Paese. Per la prima volta una mutua nasceva con una connotazione geografica che usciva dagli ambiti cittadini. Si cominciava a delineare un insieme di tutele per i lavoratori che successivamente avrebbe avuto una compiutezza nella costituzione del Sindacato Ferrovieri Italiani nel 1907 che si sciolse nel 1980 per realizzare la Federazione Lavoratori dei Trasporti.

In questo ambiente crebbero sindacalmente  molte migliaia di dirigenti sindacali, di iscritti e di lavoratori che hanno fatto la storia di un grande sindacato.

Anche nella nostra provincia il movimento sindacale dei ferrovieri ebbe una grande valenza in particolare dopo la II guerra mondiale allorquando rientrarono nelle ferrovie tanti lavoratori che erano stati espulsi dal fascismo in quanto la caratterizzazione politica dei ferrovieri fu estremamente contraria al regime.

In questo contesto si inquadra la figura di FELICE TERZO, macchinista delle ferrovie dello stato. Ho avuto il piacere di conoscerlo ed apprezzare la sua capacità di essere punto di riferimento per tanti lavoratori che per tanti anni svolgevano sulle nostre linee ferroviarie irpine un lavoro faticoso e per tanti anche precario in quanto non erano dipendenti delle ferrovie ma avevano un rapporto di lavoro insicuro e malpagato: erano i cosiddetti “incaricati”, quelli che oggi chiamiamo “precari”…….corsi e ricorsi storici!

Felice nacque il 1 gennaio del 1926 e morì il 22 marzo del 1984. Fu assunto all’età di 16 anni. Seguì la trafila professionale e divenne prima fuochista e successivamente macchinista, entrò nella schiera dei “musi neri” come venivano chiamati i macchinisti dei treni a vapore. Anni difficili quelli del dopoguerra, la ricostruzione e successivamente i primi segnali di benessere negli anni 60 allorquando Felice entrò nel glorioso S.F.I. il sindacato ferrovieri della CGIL. La sua capacità sindacale venne subito alla luce e in breve tempo divenne un apprezzato dirigente sindacale. La sezione sindacale da lui aperta divenne luogo d’incontro di altri lavoratori, fra questi voglio ricordare con grande riconoscenza  Nunziante Leo, macchinista e Angelo Maglio, capotreno, che si distinsero nelle lotte dei ferrovieri e della CGIL irpina. La stessa passione che aveva per il sindacato era per il lavoro tanto da meritare l’ambito titolo di “benemerito della rotaia”.

Il terremoto dell’ 80 lo vede fra i protagonisti delle operazioni di soccorso, anche in quella tragedia la sua capacità organizzativa permise a tanta gente di trovare un posto per dormire, indumenti per vestirsi, un riferimento non solo per le famiglie dei ferrovieri ma anche per le tante persone che avevano perso tutto, la stazione di Avellino divenne un paese fatto di vagoni ferroviari. Lo rivedo nella sua imponenza fisica, stava nella stazione di Avellino in mezzo a tante persone, mi vide, ero tornato da poco da Firenze dove lavoravo come Capo Stazione e quindi non avevo vissuto il dramma delle scosse sismiche, mi salutò, chiese della mia situazione familiare e mi consegnò una giacca a vento ed un paio di scarponi. Ci salutammo con affetto e di lì a qualche mese anch’io divenni un ferroviere di Avellino.

Quella giacca la conservo ancora oggi a ricordo di una periodo triste per la nostra Provincia e di Felice Terzo, il sindacalista dei ferrovieri di Avellino. Questa sua attività di assistenza  durante il terremoto gli valse il conferimento del Diploma di Benemerenza con medaglia da parte del Commissariato Straordinario per le zone terremotate della Campania e della Basilicata.

Il suo impegno sindacale cresceva sempre di più tanto da essere chiamato ad incarichi di direzione sindacale nazionale cui rinunziò per non abbandonare la sua terra e continuare le battaglie per difendere i diritti dei lavoratori. Fu proprio di quegli anni la vittoria per  il passaggio di tutti i “precari” ferroviari nei ruoli di effettivi delle Ferrovie dello Stato. Ai lavoratori veniva riconosciuta la dignità dovuta.

Nel dicembre del 1983 dopo una vita dedicata al lavoro raggiunse l’età della meritata pensione. Tanto lavoro dedicato alla Ferrovia, al Sindacato, alla famiglia meritava una vita giusta e tranquilla . La sua vita da pensionato, purtroppo, durò poco. Venne colpito dal male che uccide tanti lavoratori: l’amianto, utilizzato nelle vetture ferroviarie che unitamente al carbone usato per muovere le locomotive a vapore diventa un killer inesorabile. La sua vita fu strappata alla sua famiglia e ai tanti che gli hanno voluto bene.

Ancora oggi molti lo ricordano come don Felice l’uomo onesto, il sindacalista della CGIL che ha dedicato la sua vita al bene degli altri.

Si tratta di un’eredità molto importante e impegnativa fatta dalla comune appartenenza ai valori del sindacato che orgogliosamente  molti ferrovieri come Felice Terzo hanno costruito e difeso e che hanno contribuito, con la lotta e con enormi sacrifici negli anni, ad affermare e a difendere la libertà e la democrazia nel nostro paese.

Io ho avuta la fortuna di conoscerlo e sono fiero di sentirmi ferroviere come lo furono Felice, Angelo e Nunziante.

 

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