LA VERA STORIA DI UN NOME:
PER UNA LAPIDE IN PIAZZA DELLA LIBERTA
La prossima apertura
della Piazza della Libert di Avellino, a parte le numerose polemiche che si
sono accompagnate alla sua trasformazione, ne potr suscitare delle nuove sul
monumento che dovrebbe dare decoro alla piazza. Gi fioccano nuove e varie proposte
sullopera da realizzare. Altre saranno inevitabilmente formulate nei giorni a
venire. Da questa pagina, con molta umilt e discrezione, suggeriamo di onorare
un vecchio debito nei confronti della principale piazza di Avellino, contratto
dallAmministrazione comunale oltre un secolo e mezzo fa. A tal fine
opportuno srotolare il vecchio film della storia, che parte da lontano, e fa
riferimento ai vari nomi con la quale la stessa piazza stata riconosciuta nel
corso dei secoli. A partire dal semplice Largo. Presso lArchivio di Stato di
Avellino conservata una pregevole tavola acquerellata, eseguita nel 1765
dallagrimensore Giacomo Baratta, descritta come Pianta del Largo. Non molti
decenni fa, specialmente le generazioni di ieri, appellavano lo spazio foro o llario.
Nel 1808, con la installazione dei Tribunali, civile e penale, allocati nel
Palazzo Caracciolo, il Largo mut il suo nome in Largo dei Tribunali. Nel 1811 il Decurionato (Consiglio)
decise di elevare una monumentale fontana in onore di Gioacchino Murat. Gli eventi seguenti impedirono la sua
realizzazione. Nella celebre
veduta, eseguita dal pittore avellinese Cesare Uva, la piazza indicata dallartista con il citato
nome. La veduta fu eseguita nel 1858. Il nome rimarr in vigore fino al 1864. Alcuni
autori di storia patria hanno fissato lattuale nome, Piazza della Libert,
allindomani dei moti costituzionali avellinesi del 1820. Ma non cos. La
storia ci ricorda che alle cinque giornate di Avellino seguirono numerose condanne a morte, al carcere e
allesilio. Lo stesso Lorenzo de Concilj, il
principale artefice
dellinsurrezione, and esule in vari Paesi per circa un trentennio. Per
parlare di libert bisogna aspettare circa mezzo secolo dopo. Una nostra fortunata
ricerca ha consentito di sciogliere il dubbio attraverso un atto ufficiale del
Consiglio comunale, adottato nella seduta del 22 dicembre 1864. Nella giornata
prenatalizia i consiglieri eletti allindomani dellUnit dItalia, si
riunirono per approvare il bilancio di quellanno. Tra i vari consiglieri
presenti sedeva il patriota Tommaso Imbimbo,
esponente di una facoltosa famiglia che per la causa unitaria aveva dato un
grande contributo. Il reduce dei fatti del 1820 nel prendere la parola lamenta
come la principale piazza di Avellino non ricorda fatti cos gloriosi. Questo
il suo intervento: mancando alla citt un monumento che facci palesi le sue
gloriose memorie politiche , propongo che nella piazza maggiore della citt si
ponga una lapide di marmo con iscrizione ove si manifesti, col nel 1820,
essersi iniziato il primo movimento di Libert - e nel 1860 - essersi risposto
allardimento de Mille da un popolo quasi inerme colla espulsione de sgherri
stranieri- e che ivi - la Piazza cangiasse il suo nome attuale in quello di
PIAZZA DELLA LIBERTA. Il richiamo ai fatti del 1860 ricorda la cacciata da
Avellino delle truppe bavarese, al servizio dei Borbone, costrette a lasciare
la citt sotto la spinta della popolazione in rivolta. Per dare concreta
esecuzione a tale decisione fu iscritta nelle pieghe del bilancio
unaddizionale di lire trecento . La proposta fu approvata col voto unanime dei
presenti, molti dei quali partecipi dei fatti oltre che del 1820, anche di quelli del 1848 e
1860-61. Limpegno assunto dal consesso di quel tempo, purtroppo, non stato mai
onorato. A ricordare levento resta, tuttavia, una lapide apposta sulla
facciata della Prefettura lungo il Corso Vittorio Emanuele. Ancora un mutamento
di nome nel 1938 ad opera del fascismo che battezz il largo in Piazza della
Rivoluzione. Sar il Podest de Conciliis, il giorno dopo la caduta del
fascismo (26 luglio 1943), a ripristinare lantico e glorioso nome. Il
dibattito di questi giorni potrebbe essere, per lattuale amministrazione, il
momento di onorare un debito che dura ma moltissimo tempo anche per tacitare le
tante polemiche che si sono accompagnate ai lavori della piazza.