PADRE CRISTOFORO MARTIGNETTI
Quando leggo il necrologio di una persona amica con la quale
ho vissuto e condiviso una parte importante della mia vita, muore un
pezzetto di me. Ed è ciò che è avvenuto anche stavolta dopo aver
appreso della scomparsa di Padre Cristoforo Martignetti. L'ho
conosciuto quando agli albori degli anni '70 fu trasferito al convento
francescano di Avellino presso l'edificanda chiesa del Cuore Immacolato
di Maria dove insieme ad una nutrita schiera di ragazze e ragazzi
formavamo un affiatato nucleo di Azione Cattolica. A quel tempo eravamo
degli adolescenti, molti dei quali non ancora maggiorenni, mentre Padre
Cristoforo era un atletico giovanotto di 26 anni. Da subito entrò nelle
nostre vite e nei nostri cuori per il suo carattere gioviale, per la
sua cultura, per la modalità con cui si relazionava con noi.
Cristoforo, così lo chiamavamo amichevolmente, portò una ventata di
rinnovamento per le sue idee anticonformiste conquistandoci da subito.
Oltre ad essere animatore della nostra comunità per trasmettere
il messaggio cristiano, ci insegnò che la fede senza le opere, non
bastava. Infatti la sua pastorale si basava anche sul rimboccarsi le
maniche nei confronti del prossimo seguendo il suo stesso esempio.
Ricordo che un giorno, davanti alla Chiesetta di Sant'Antonio, la
Cappella D'amore per intenderci, un mendicante gli chiese l'elemosina;
lui mise la mano nella capiente tasca del saio e gli elargì non una
triste monetina, ma tutto ciò che aveva. Non si risparmiò nemmeno
quando organizzammo il Campo Emmaus per la raccolta di vetro e carta,
il cui ricavato sarebbe stato devoluto alla chiesa in costruzione.
Raccogliemmo in tutta la parrocchia quintali di vetro e carta e lui era
con noi. Da via Tagliamento a via Vasto, passando da via Piave,
svuotammo cantine e soffitte da pesanti elettrodomestici, pacchi di
vecchi giornali, un numero infinito di bottiglie e cartoni impolverati.
E lui era con noi.
Poi, come succede nella vita, ognuno prese la sua strada, quella
dell'università, del servizio militare, del lavoro, quindi il
matrimonio, i figli.. ; io e tanti altri emigrammo al nord, perdendo
ogni contatto ma soprattutto perdendo le amicizie più profonde e più
vere. In questo lunghissimo periodo di vuoto Padre Cristoforo non
stette con le mani in mano, e conferendo valore aggiunto alla sua
missione sacerdotale, so che entrò a far parte dell’associazione Alfa
che ha nei Frati Francescani della provincia di Benevento il principale
punto di riferimento. Nell'associazione realizzò varie opere nei
villaggi più poveri e miseri del Brasile; con l'aiuto di numerose
famiglie attivò centinaia di adozioni a distanza, prodigandosi per
alleviare le sofferenze e le sorti di tantissimi bambini. Insomma,
insieme all'Associazione Alfa gettò un ponte di solidarietà e amore tra
il Brasile e le provincie di Benevento e Avellino.
Sono andato a trovarlo lo scorso Natale con mia moglie e col primo dei
miei figli. Ho trovato l'amico Cristoforo strafelice di rivederci, ma
stanco, provato, preoccupato di dimenticarsi le cose e per questo si
scusava con noi. Ci salutammo con la promessa solenne che avremmo fatto
una rimpatriata con tutti "i ragazzi e le ragazze" dell'Azione
Cattolica "Sant'Antonio", una pizza tutti insieme. Poi la pandemia, le
difficoltà a spostarsi... e... il resto è purtroppo storia di questi
giorni...
Grazie a Pino Bartoli e a tutta la Redazione di Avellinesi.it per
avermi ospitato con questo ricordo di Padre Cristoforo Martignetti. S
arei infinitamente grato ai lettori che vorranno ricordarlo con altri episodi vissuti insieme a lui.
Sergio Iannaccone