Melella 'a scigna
Era piccola con occhi spiritati, infossati in delle orbite profonde come pozzi. Affetta da prognatismo, aveva gli zigomi sporgenti e l'arcata dentaria superiore molto pronunciata, con denti disposti come un rastrello. Tutti la chiamavano "Melella 'a scigna". Forse il suo vero nome era Camilla, ma non si è mai saputo con certezza. Viveva presso le suore francesi, quelle con il copricapo ad ali di farfalla, il cui convento era situato alle spalle della Cattedrale. Era brutta, bruttissima, tanto da che divenne lo spauracchio dei bambini dei primi anni cinquanta. Quando la incrociavano per strada, i piccoli cambiavano marciapiede. In sua assenza, veniva evocata dai genitori, a mo' di uomo nero, per reprimere i rari- perché quasi mai consentiti- capricci dei bambini di allora. Altre volte era indicata come modello di bruttezza umana a quelle bambine che trascuravano la propria immagine. Melella aveva delle mani sottili con delle dita provviste di lunghissime unghie. Quando veniva insultata, si lanciava sul malcapitato con furia, lasciando,come una tigre, i segni del suo passaggio. Qualche volta, nei giorni di festa, vestiva in maniera quasi elegante, ma restava sempre uno sgorbio della natura. L'immagine della sua fisionomia, oggi, la potrebbe fornire la figura dell'attrice che ha interpretato il ruolo della diletta figliola del ragioniere Ugo Fantozzi. Scomparve nel nulla e i bambini di allora tirarono un sospiro di sollievo. Se fosse vissuta in tempi più recenti, quasi sicuramente non sarebbe esistita come "Melella à scigna". In un mondo in cui la bruttezza è tragedia, tra lifting e interventi di chirurgia plastica, Melella si sarebbe senz'altro integrata nel regno dei belli o presunti tali. Invece di invecchiare semplicemente e diventare più saggia, avrebbe vissuto il dramma comune a tanti uomini e donne non proprio belli e meno giovani, che per ripristinare artificiosamente bellezza e giovinezza non si accorgono di sprofondare in oceani di comicità.