La nascita e la vita della Sita
La S.I.T.A. (Società Irpina di Trasporti con Autobus) è stata la più importante azienda privata di autotrasporti della provincia, che liberò dall’isolamento numerosi paesi dell’Irpinia collegandoli ad Avellino e da qui a Napoli. Essa nacque da un’idea di mio padre, Leondino Pescatore (1884-1951), durante la permanenza negli Stati Uniti, dove nel 1906 all’età di 22 anni era emigrato col padre. Dopo aver conseguito negli USA la specializzazione in motorismo e tecniche delle comunicazioni, facendo tesoro delle esperienze maturate a contatto con l’avanzata società americana, elaborò un dettagliato progetto per realizzare ad Avellino un’impresa moderna di comunicazione investendo in essa i suoi risparmi e quelli dei suoi familiari ed ottenendo l’adesione e il sostegno di altri benestanti irpini.
Trovati i capitali (circa 50.000 lire), nell’aprile 1912 convocò gli aderenti presso il notaio Di Marzo e costituì la SITA, società per il trasporto pubblico di persone e per il procacciato postale (distribuzione di sacchi di posta, servizio espressi, raccomandate, plichi e pacchi). Era un avvenimento importante, direi quasi storico. È appena il caso di ricordare che fino ad allora la posta veniva distribuita solo una volta la settimana!
I principali soci, oltre mio padre, furono il comm. Fabrizio Cappucci, cognato del giornalista Guerriero (il famoso Ricciardetto), l’avv. Achille Benigni, il dr. Alfredo Maccanico e qualche altro. Leondino Pescatore fu eletto Direttore Generale e Fabrizio Cappuccio Amministratore delegato.
Era la svolta per l’Irpinia per la sostituzione degli omnibus (diligenze a cavalli) e per l’instaurarsi di relazioni quotidiane con trasporti pubblici tra i vari paesi dell’Irpinia con Avellino, Napoli e Foggia. Come scrisse sul Corriere dell’Irpinia del 2 agosto 1958, l’avv. Angelo Scalpati, futuro sindaco di Avellino, “la SITA era insieme l’orgoglio e la bandiera della nostra Provincia”.
La Società però divenne operativa solo alla fine del I conflitto mondiale. Il parco veicoli inizialmente era costituito da 5-6 autobus di colore azzurro sistemati all’interno di un’officina-deposito in un capannone di fronte al Distretto militare in via Colombo, mentre gli uffici e la biglietteria trovarono posto prima in piazza Libertà, poi si trasferirono in via Matteotti.
Grazie a una gestione oculata, priva di qualsiasi spreco, fu incrementata notevolmente l’attività della SITA con la realizzazione di nuove linee e servizi per più rapidi e comodi collegamenti, che procurarono sviluppo all’Irpinia, oltre a progresso ed occupazione. I dipendenti nel giro di qualche decennio superarono il numero di 100.
Di mio padre il giornalista Antonio Aurigemma (il famoso Nacchettino), recentemente scomparso, evidenziava su Cronache irpine del 23 agosto 1958 “la sua solidità morale (veniva, come si dice, dalla gavetta) e la sua volontà di fare e produrre (investiva in servizi migliori gli utili che gli venivano dalle poche corse che portavano passeggeri a Baiano e li riportavano la sera ad Avellino)”.
Don Leone Pescatore (come veniva affettuosamente chiamato) ebbe il merito di salvare la SITA dalla gravissima crisi del 1930-31 combattendo con coraggio i servizi abusivi e la sleale concorrenza delle auto private e creando nuove corse sulla tratta Napoli-Avellino, che riuscirono a risolvere la difficile situazione finanziaria dell’azienda e resero il collegamento col capoluogo partenopeo così efficiente da non far rimpiangere ai cittadini la mancanza di una ferrovia.
Ma il periodo veramente eroico dell’ attività di mio padre fu quello dell’invasione tedesca nel 1943, allorquando, per salvare gli autobus dalla requisizione degli invasori, fece smontare tutti i motori per nasconderli, insieme alle attrezzature, nelle cantine della nostra casa in via Fratelli Del Gaudio mettendo in serio pericolo la propria vita a causa di delazioni da parte dei fascisti. Per la seconda volta riuscì a mettere al riparo dalla rovina il patrimonio della SITA dimostrando col sacrificio
personale il suo amore e il suo attaccamento alla Società..
Scomparsi con grande rimpianto uno dietro l’altro questi uomini coraggiosi, veri pionieri (mio padre morì il 7 ottobre 1951), che avevano superato ogni difficoltà economica, profondendo il meglio delle loro energie nella dura lotta per lo sviluppo della massima società automobilistica, i nuovi amministratori, mirando ad obiettivi troppo ambiziosi, per contrastare la concorrenza di altre aziende (prima la Circumvesuviana e poi l’AGITA) raddoppiarono le corse dirette con Napoli, procedendo all’acquisto di moderni e costosi autobus e all’assunzione di un numero eccessivo di fattorini, che aggravarono la già pesante situazione economica, provocando un dissesto finanziario tanto che il tribunale di Avellino, su istanza dei creditori, il 23.7.58 dichiarò fallita la società, dalle cui ceneri qualche mese dopo nacque l’ASITA.
Gerardo Pescatore