Orazio Di Lorenzo, "Raziello"

di Elio Vietri


 

Molti avellinesi lo chiamavano semplicemente ‘Raziello'. Domiciliato in via Trinità,di fronte alla omonima chiesa, era noto tra gli adolescenti degli anni ’50 e ’60 per due caratteristiche. Aveva   l’eloquio veloce che rasentava la balbuzie  e la passione per il calcio giocato. Nonostante fosse di età più elevata,più che ventenne,giocava nel ruolo di portiere con i ragazzini di quegli anni,durante gli incontri che si disputavano in ogni spazio che la città allora offriva. Nella porta,formata da soltanto da due sassi,era un felino che non agguantava mai la preda.
Infatti mimava voli e tuffi,senza sollevare i piedi da terra, sempre con le braccia aperte e il pallone inesorabilmente passava tra  le  sue mani. Molto spesso i giovani,avendo intuito che era più divertente vedere in rapida successione le mancate parate di ‘Raziello,optavano per i semplici passaggi e tiri in porta,gridando, nel momento di colpire la palla, “ apara , ‘Raziè !! “. Diventato un personaggio,in qualsiasi punto  lo si incrociava,si allestiva velocemente una porta per replicare la medesima pantomima. Nell’ultimo periodo della sua vita è stato ospite dell’ospizio Rubilli di viale Italia. Però, a differenza degli altri anziani, era quasi sempre in limitata libera uscita. Infatti, spesso passeggiava sul marciapiede antistante l’ospizio e incrociando i passanti chiedeva un contributo in danaro di almeno cinquemila lire.
E per un misterioso motivo, alcuni avellinesi,conoscendo la sua storia,contentavano la richiesta.
‘Raziello, , fin da giovane ,aveva lavorato in diversi mestieri. Era passato dal facchinaggio alla collaborazione con i giostrai presenti in città durante il periodo ferragostano,dalla pulizia delle cantine al recapito del semplice fascio di fiori. Quasi sempre,ad ogni consegna, riceveva la mancia dal fruitore finale dell’oggetto consegnato. Così,poco alla volta,la mancia era entrata nel suo DNA.
Per questo motivo,quando incontrava i passanti,ritenendosi un facchino in servizio permanente, chiedeva la regalia per una commissione mai eseguita. Si avvicinava  e chiedeva con voce concitata,tipica della persona con la fretta addosso,assillata da tanti impegni, la somma che,a parer suo,gli competeva. In effetti il suo lavoro era costellato da tante mance che gli consentivano di vivere dignitosamente anche se a volte veniva sfruttato senza alcun rimorso del committente.
Un giorno di tanti anni or sono,’Raziello' nel portare un mazzo di fiori ad un cliente del fiorista,giunto all’incrocio di via Tagliamento con via Piave,chiese il passaggio ad un automobilista. Quest’ultimo,immaginando che la sua destinazione fosse nei pressi dell’ospedale Maffucci,lo fece salire,ma ben presto scoprì che ‘Raziello” si stava recando a piedi a Capriglia.
Questo episodio testimonia ulteriormente che molte persone,pur approfittandosi dei deboli,sperano di entrare nel regno dei cieli con le preghiere,le indulgenze,la partecipazione a messe e processioni,senza sapere che non potranno mai accedervi perché il paradiso non esiste nei loro cuori.  

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