LA FAMIGLIA IACUZIO BARBIERI

 

Mio padre ha sempre voluto fissare la vita con le foto. A un certo punto, nel '40 o '41, comprò una Leica in Germania, un  prototipo, con accessori tutti chiusi un piccole scatole rosse, marcate. Probabilmente gli serviva un mezzo più efficace per la sua nuova vita, come se per costruirsi una famiglia avesse anche bisogno di un nuovo, più adeguato, strumento di scrittura. Ma scattava molte foto anche sul lavoro, oppure per i grandi eventi, come Roma di notte, addobata per l'arrivo di Hitler (1939), la conferenza di Marconi all'Augusteo e altri happening che non so se vi interessano, non si sono svolti ad Avellino.Mia madre avrebbe dovuto essere il suo soggetto abituale, l'avrebbe inserita ovunque, ma per lei mettersi
in posa era imbarazzante e generalmente ha un'aria schiva o corrucciata.

Vi ho (molto) selezionato sequenze dei loro riti, del fidanzamento, poi del matrimonio ecc., ma ho scelto alcune foto che sono come un defilè delle toilettes di Filomena/Mimma, sicuramente acquistate per queste occasioni:
l'eleganza, qualcosa cui lei ha sempre tenuto.Non si è sposata in bianco, a loro sembrava inopportuno in tempi di guerra, ma il tailleur delle nozze che qualche volta ho indossato anch'io sarebbe elegante e di moda anche oggi. La sua famiglia non era ricca, il padre era morto quando lei aveva 18 anni e chi aveva sostanzialmente mantenuto il resto della famiglia era stata zia Linda, che era chiamata a
insegnare ancora al liceo. Mamma era la più grande e aveva interrotto gli studi, seguiva lei prevalentemente la casa e faceva vita
ritirata: dalla morte del marito sua madre si era sempre vestita di nero e teneva le persiane accostate.  Credo avesse circa 27 anni quando
ha conosciuto mio padre - lui ne aveva 10 di più ed era sempre in viaggio in Italia o all'estero per le sue missioni - e lo aveva sposato a 29.

 

 

 

ll matrimonio è stato celebrato nella casa del vescovo - dice mia madre - non so perchè. E quando io le chiedo era al Vescovado? Lei dice ti ho detto 
alla Casa del Vescovo. (?!). Era a piazza della Libertà e dopo il matrimonio sono andati  tutti a piedi a casa Iacuzio, 
in corso Littorio/via don Minzoni/corso Europa, dove gli Iacuzio offrivano il rinfresco. 
La data sulle partecipazioni è del mese di ottobre del 1941, ma a mamma venne l'influenza - mamma, sostanzialmente una persona 
sana, si è però sempre ammalata di qualcosa quando c'erano viaggi da intraprendere o altri cambiamenti - così si sposarono il 26 novembre.
Le ho chiesto delle spese per il matrimonio. Gli abiti erano stati acquistati (dalla famiglia Iacuzio) da Isaia, a Napoli, ma per il corredo mi guarda 
come se domandassi qualcosa di stravagante: quello era lì, pronto chissà da quanti anni. Quando ero piccola notavo infatti qualche strano 
commercio di lenzuola, tovaglie ecc. acquistate ogni tanto da ricamatrici di ogni dove per il mio corredo. 
Tant'è: quel che restava del suo, il mio e qualche pezzo ancora delle nonne è in gran parte bruciato anni fa in un incendio qui a casa a 
Roma, scoppiato proprio dietro l'armadio della biancheria dei corredi. 
Nella foto 8, dietro gli sposi, si intravedono zia Linda poi zia Elena; nascosta, chinata - come spesso - nella preghiera, zia Maria; 
seduta la nonna Fiorentina, tutte rigorosamente con cappelli importanti.Nella 9 (che ho fatto seppiare io) da sin.si intravedono appena 
la mamma di mamma, la nonna Mariuccia, seduta accanto alla sorella Annina. Loro di cognome erano Albano, figlie di Vincenzo Albano e 
Filomena D'Angelillo, che avevano avuto 7 figli, per ultimi i gemelli Alfonso (fattosi prete) e Maria, la nonna. Dopo gli sposi, ancora zia Elena e zia 
Maria e in piedi, vicino alla porta, ci sono i fratelli di papà, il secondo da sin.è zio Carlo, gli ultimi 2 zio Guido e zio Raffaele.
Nella 10, le firme, in primo piano don Ciccio Giordano, vicino di casa degli Iacuzio, e lì e nella 11, dietro, mi sembra ci sia il sacrestano del 
Rosario che ricordo anch'io quando ero piccola. L'avete messo anche voi tra gli "Indimenticabili", infatti.
Nella 12 ci sono un po' tutti, in primo piano le suocere:
Nella 13 da sin. Giovanni Barra, compagno di studi di Zia Linda, zia Linda, Pina Renno - le 3 sorelle Renno, con il padre Don Pasquale e il fratello 
abitavano in corso Littorio nell'appartamento accanto al nostro - zio Raffaele, 
Maria Lerro, zia Maria, Pasquale Lerro - i Lerrro erano lontani parenti dei Barbieri - .
 
                                                                                                                                                                                                           
 
Mio padre si era invece occupato di tutto, da dopo il matrimonio in poi, dal viaggio di nozze a tutto quello che riguardava la casa - abitavano a Milano, 
vicino alla stazione - che mamma aveva trovato arredata, con i mobili di Cantù, i lampadari di Murano ecc.
La base del viaggio di nozze era stata ad Amalfi, poi nel Nord, dove accanto alle tappe classiche, erano stati a Padova, dove 
vivevano Carlo, il fratello di papà, e sua moglie, già sposati e con un bambino piccolo. 
 
 
Mia madre ha avuto una gravidanza difficile e dopo a Milano si sentiva piuttosto sola, così qualcuna delle donne di casa è venuta ogni tanto 
per sostenerla (foto 20, qui con sua cognata Maria e sua madre). Ha finito con dover stare a riposo per molto tempo e per un periodo è stata 
ricoverata per minaccia di aborto. Quando sono nata, appena ha potuto, mio padre ovviamente ha attaccato a lanciare scatti .... (foto 21).
La madrina di battesimo è stata zia Nina, la mia mamma era fuori di sè dalla gioia (foto 22), ma l'aspettavano prove 
durissime.Milano divenne pericolosa per i bombardamenti. Ci eravamo trasferiti in un paese della Val Seriana, a Gazzaniga, 
ma lì lei spesso rimaneva sola con me - papà faceva la spola da Milano - e i bombardamenti c'erano anche lì. 
Le rimase a lungo quello che allora veniva diagnosticato come "esaurimento nervoso".
Per molto tempo le comunicazioni con Avellino rimasero interrotte. Inoltre la lingua che si parlava in quel paese era incomprensibile... 
Un giorno in un negozio di alimentari sentì parlare con un accento familiare una signora napoletana, 
si guardarono, si abbracciarono e per molti anni, anche dopo, a Milano, sono state inseparabili. 
Fiore B.