Avellino 25.1.2019 Chiesa del Carmine
Relazione di Pippo Bombaci Zagari- Argomento “la citta nascosta”
Quando ti assegnano un compito o quando ti autonomini autore di
riflessioni, di constatazioni, su accadimenti, vicende sulla realtā
passata, arriva sempre il momento di porre fine al tema, metti la firma
e la data e lo consegni alla pubblica opinione, alla cittā tutta e
aspetti il voto finale e, se positivo, ti basta un semplice
ringraziamento-
Ma prima di entrare nell’argomento di oggi, voglio innanzitutto
ringraziare tutti coloro che mi hanno aiutato nello svolgere questo
compito:
Il primo…il preside Caterini, qui presente, il quale resosi conto
dell’importanza delle mie riflessione mi ha spinto, con fraterno
affetto, a continuare sull’argomento per raccontare, qualche mese dopo,
ai sui ragazzi, prossimi alla maturitā, gli avvenimenti del passato … a
futura memoria; l’ing. Mario Sabatino: l’ho costretto a fare Km e a
scattare centinaia di foto su percorsi, cavitā, gallerie, tutte le
testimonianze di questo racconto; il geom. Angelo Bochicchio, che un
pomeriggio della scorsa primavera mi ha accompagnato nella visita alle
caverne e gallerie longobarde a pochi passi da qui. Presenza quanto mai
importante: respirare lā dentro č stato difficile pure per lui, ciō
nonostante ha fotografato quanto possibile anche se la mancanza di luce
non lo ha ripagato del lavoro svolto. E l’ing. Capo della Provincia,
ing. Micera, che mi ha autorizzato ad entrare nel piano interrato della
Provincia dove abbiamo scoperto altro tipo di cunicoli e di cui
parleremo tra poco, e con lui l’ottimo Mattia Petroziello, assistente
tecnico che conosce tanti segreti dell’impianto strutturale di Palazzo
Caracciolo. E qui ho avuto il piacere di conoscere ed apprezzare due
speleologi, Giuseppe Addonizio e Mario Gambale, che purtroppo pochi
giorni fa ci ha lasciato; con maestria e in piena sicurezza sono
entrati in un cunicolo risolvendo a me un interrogativo che mi ero
posto.
Un grazie particolare a tutte le persone anziane come me, vecchi
come me, che mi hanno raccontato qualcosa su tutti i buchi, caverne,
cunicoli della cittā.
Ed infine un grazie ed un abbraccio ai bravissimi giornalisti De Micco,
Di Vaio, che hanno saputo mettere sotto la giusta luce i miei racconti,
il mio peregrinare, i miei affanni, le mie preoccupazioni, le mie paure
e alla bravissima Maria Stanco che sulle pagine del Mattino di Avellino
ha saputo trasferire il mio amore profondo per questa cittā.
Un grazie infine , meritatissimo, agli amici di avellinesi.it.
E veniamo al riepilogo del tema di oggi.
Il principe, il castello, il tufo, la pozzolana, sabbie
compattate dal tempo, nate per stare insieme legate da un amore
profondo, un matrimonio indissolubile che acqua, neve, gelo, terremoti,
non hanno mai potuto dividere; nate per dare ai loro consumatori il
piacere di stare al caldo d’inverno e al fresco d’estate, pietre che
risorgono dopo secoli di abbandono e di solitudine, la mano dell’uomo
cerca di chiudere le ferite ma sbaglia pomata e la bellezza svanisce in
una arlecchinata vergognosa.
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E dire che la pomata giusta stava lā di fronte, in abbondanza, e
sta ancora lā in attesa di ritornare a splendere (salita Montagnola)
……. E comincia la costruzione della cittā: scavando terra, estraendo
tufo, penetrando nella pozzolana e portando fuori il collante
necessario per tenere unite le mura della casa, del palazzo: faticoso
lavoro per millenni: tutta la collina del Duomo fino al S. Francesco, e
poi da Atripalda fino a Monteforte, lungo il Fenestrelle e poi tutta
Corso Europa, via Roma, via Brigate fino all’incrocio con il viale
Italia: scavi a cielo aperto e scavi in gallerie, tante, tantissime
…………..E ancora da piazza Amendola a piazza Libertā e da qui fino al
Liceo Colletta, gallerie oggi certamente interrotte dal famigerato
tunnel che attraversa la piazza: spero di poter dare presto uno sguardo
e non dover cancellare la linea verde da quella planimetria della cittā
.
Due parole sui cunicoli: sono una forma di tubazione in pietra di tufo
per la raccolta delle acque piovane in cisterne site nell’interrato dei
palazzi o al centro dei cortili. Cosi come evidenziati in quelle
fotografie scattate dall’Ing. Enrico Ricciarelli, che ringrazio,
durante i lavori di costruzione del tunnel: Un bravo ad Enrico,
direttore dei lavori, per aver capito l’importanza del vocabolario del
fabbricato, del tunnel o di qualsiasi opera, in altre parole la
memoria!!!
Finisce qui il mio breve racconto su quello che per secoli č rimasto
nascosto nella testa di illustri personaggi dell’epoca che hanno solo
pensato al profitto personale senza riflettere che quella ereditā era
ed č un pericolo costante sotto i nostri piedi.
E quindi ai giovani di oggi lascio questo messaggio: apritele, entrate
nelle viscere della terra, mettetele in sicurezza, sfruttatele come
meglio credete, percorsi turistici, musei, enoteche, prodotti
alimentari locali, percorsi di carattere religioso, insomma fate in
modo che le nostre e le vostre passeggiate non si fermino in piazza ma
arrivino lā dove un giorno di tanti secoli fā qualcuno decise di dare i
natali a tutti noi.
Mi sono permesso di dare inizio a questa passeggiata mettendo nelle
vetrine di alcuni negozi della zona quella planimetria della cittā per
far capire quali sono le zone interessate dagli scavi di cui abbiamo
parlato. Si dia inizio a questa passeggiata, si torni al passato, oltre
tutto fa bene!!
Finito di scrivere il 21/1/2019 ore 12,10
Pippo Bombaci Zagari