Golden Country: un residente di Ashcroft porta l'allegria natalizia in una città italiana dilaniata dalla guerra nel 1943


Il 4 ottobre 1943, Bing Crosby registrò "I'll Be Home for Christmas" e, nel giro di un mese, la canzone era sulla buona strada per diventare un classico.

La seconda guerra mondiale infuriava da più di quattro anni e la canzone, con la sua adorabile evocazione di una vacanza pacifica e felice a casa, e il verso finale agrodolce "Sarò a casa per Natale, se non altro nei miei sogni", doveva aver colpito le centinaia di migliaia di persone che erano lontane da casa, combattevano in terre straniere e non avevano speranza di tornare presto o di rivedere la famiglia e gli amici.

Una di quelle persone lontane da casa, quel Natale del 1943, era Jimmy Tofin, 29 anni, di Ashcroft (Columbia Britannica, Canada). Si era arruolato nell'esercito nel 1942 e durante i suoi quattro anni di servizio venne impiegato in 12 paesi diversi. Alla fine del 1943 attraversò l'Italia come parte della avanzata alleata in quel paese, e poco prima di Natale si ritrovò nella città di Avellino, nell'Italia centrale.

Che cosa pensava Jimmy della città, così antica e diversa da quella da cui proveniva, a migliaia di chilometri di distanza? Non avrebbe trovato neve o vischio ad Avellino, ma probabilmente erano gli alberi di Natale che a Jimmy mancavano di più, perché aveva fatto il boscaiolo di abeti di Natale vicino ad Ashcroft tra il 1933 e il 1942, quando si arruolò. Non ci sarebbe stato albero di Natale per Jimmy Tofin quell'anno: ciononostante, cercò di scoprire come era fatto questo nuovo posto.

Avellino aveva subito il peso maggiore dei bombardamenti alleati nella zona nel settembre 1943 e la città, che prima della guerra aveva una popolazione di 20.000 abitanti, era stata ridotta all'ombra di se stessa. Mentre Jimmy vagava per la città, il giorno della vigilia di Natale, le strade e le case erano deserte: si vedeva solo un vecchio cane che cercava qualcosa da mangiare.

Grandi crateri di bombe avevano segnato le strade, che erano state bloccate da cumuli di detriti. Molti edifici erano stati distrutti o gravemente danneggiati, altri erano stati completamente rasi al suolo. Case e negozi erano rimasti aperti alle intemperie, le porte erano state spazzate via e Jimmy poteva facilmente avventurarvisi dentro. Le pentole abbandonate sopra il camino contenevano ancora cibo e la tavola era stata apparecchiata per il pasto; ma gli abitanti erano chiaramente fuggiti, appena erano iniziati i bombardamenti, per rifugiarsi con altri paesani nelle vicine colline, e non erano più tornati. Jimmy stimava che la popolazione di Avellino adesso, esclusi i soldati, fosse meno di una dozzina di persone.

Mentre guardava in fondo a una delle strade laterali, Jimmy vide due di quegli abitanti e si mosse verso di loro. Quando si avvicinò vide che erano un ragazzo e una ragazza giovanissimi, con le facce sporche e pallide e gli abiti logori e strappati. La ragazza era leggermente più grande del ragazzo e gli teneva la mano in modo protettivo, più come una madre che come la sorella maggiore quale chiaramente era. Quando Jimmy augurò loro un allegro "Buon Natale!" il ragazzo nascose il viso nel vestito della sorella. La ragazza guardò Jimmy per un momento, poi disse in un buon inglese: "Hai cioccolata per mio fratello?"

Beh, un ragazzo non va in giro con le tasche piene di cioccolata, Jimmy si sentiva in colpa per non averne. Tuttavia, aveva pronta quella che pensava fosse una buona risposta.

"Babbo Natale ti porterà un sacco di cose la vigilia di Natale", promise. La ragazza rispose avvicinando a sè il fratello e scosse la testa.

"Noi in Italia non abbiamo un Babbo Natale come te in Canada e in America", rispose, con la sorpresa di Jimmy: aveva sempre pensato che il vecchio Babbo Natale fosse conosciuto in tutto il mondo.

Fu ancora più sorpreso dall'inglese della ragazza e lei spiegò che suo padre gliel'aveva insegnato. "Lui e mia madre sono stati uccisi da una delle tue bombe", aggiunse senza tante cerimonie, indicando lì dove una volta una porta chiudeva l'accesso ad uno scantinato. Un odore mortale aleggiava ancora nell'aria, e anche se Jimmy non era stato responsabile del bombardamento, si sentiva male lo stesso.

"Vuoi dire che i bambini di qui non hanno Babbo Natale o alberi di Natale, a Natale?" chiese, pensando che fosse ora che qualcuno facesse qualcosa al riguardo.

"Abbiamo la Befana" rispose la ragazza. Vedendo che Jimmy era perplesso, spiegò: "La Befana è una fata buona che all'Epifania, il 6 gennaio, riempie di cose buone le calze dei bambini e delle bambine".

"Cosa mette la Befana nella tua calza ?" chiese Jimmy. Poi chiese anche se i bambini avessero le calze. Il ragazzino scosse la testa.

"No", disse, ed aggiunse: "Befana fascista morto" ("I fascisti hanno ucciso la Befana.")

Jimmy cercò di rallegrare i bambini. "Befana non morta" ("Babbo Natale non è morto.")

"Si, si" disse tristemente il ragazzo. "Befana morta, boom, boom!"

Jimmy era dispiaciuto per i bambini; ma non sembrava ci fosse molto che potesse fare per loro. Si stava facendo buio anche per lui e aveva bisogno di tornare all'edificio dove era acquartierato. Le esplosioni della non lontana Cassino, dove infuriava la battaglia, davano abbastanza luce da potersi fare strada tra le macerie e quando arrivò, scoprì che la celebrazione della vigilia di Natale era a buon punto.

Si giocava a poker, si cantavano canzoni di Natale, e c'era vino più che sufficiente da distribuire. Un soldato aveva appeso un calzino con un biglietto, chiedendo a Babbo Natale una bionda canadese di almeno un metro e sessanta e con gli occhi azzurri, una confezione di Johnny Walker e i documenti di congedo. Aveva aggiunto, come P.S.: "Voglio andare a casa".

Il calzino ricordava a Jimmy i due bambini, che non avevano Babbo Natale a portargli i regali. Ma forse, con un piccolo aiuto dalla sua casa lontana - una casa che Jimmy Tofin avrebbe rivisto solo nei suoi sogni quel Natale - avrebbe potuto fare qualcosa al riguardo.

E fu così che la Befana, che non era morta, non dimenticò quei due bambini di Avellino. Ricevettero un asciugamano, due saponette, pane, carne di manzo, gallette e cioccolato in un pacco di sussistenza direttamente da Ashcroft, dal lontano Canada, ad Avellino, in Italia, quel Natale di tanto tempo fa, nel 1943 .



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