Tonino il RE delle pizze   

di pasquale matarazzo

 

Quando il cinema Umberto, che di notte si apriva a un tappeto di stelle, teneva ancora in vita l’antico palazzo della Dogana di Avellino, sul lato destro, venendo da via Umberto I, di via Modestino del Gaizo, una piccola pizzeria apriva i battenti alle prime luci del cinema.

L’odore della pizza e del vasinicola fresco (basilico), di sera, si diffondeva in tutta Piazza Amendola, già ebbra dei profumi mattutini del mercato del Carmine e, uscendo dal cinema ,non potevi non essere attratto dal semplice e prezioso alimento.

La pizzeria era quella del mitico Tonino De Simone,  più conosciuta come “da Tonino”

Ricordo da bambino quando, uscendo dal cinema, dopo aver visto il film con i miei attori preferiti Bud Spencer e Terence Hill, mi assaliva una fame terribile, soprattutto per aver visto il modo in cui Bud Spencer mangiava la  pasta e fagioli che ti apriva lo stomaco.

Con mio padre ci portavamo di corsa da Tonino, che ti accoglieva con il proverbiale sorriso e, dopo aver infornato la profumata pizza, te la incartava in quel foglio dove la mozzarella s’attaccava e ti magnavi pure a carta!

Con le sue pizze ci ha accompagnato fino all’adolescenza.

Quante volte, io che ero nato in via Trinità, facevo la colletta con gli amici del Vescovato, spesso, non raggiungendo la somma dovuta.

Uagliù quanto manca: diceva Tonino. Tonì mille lire: rispondevamo noi. Mettiti quà e magnativi a pizza.

Era ancora l’Avellino di un tempo quella di prima del sisma e c’era ancora quella solidarietà che contraddistingueva tutto il centro antico.

“A tardanza non è mancanza” come nel famoso film neorealista di De Sica “l’Oro di Napoli”: qua se magna e nun se pava!! La famosa pizza che si consumava subito, ma che si pagava a otto giorni come era un tempo di usanza a Napoli.

Quante volte ho assistito alle ordinazioni a volo.

Le auto passavano per via Modestino del Gaizo e si sentiva: Tonì vaco a posà a macchina, fammi tre pizze!

Fare la fila da Tonino era un passatempo, ti accoglieva sempre con il sorriso, una persona eccezionale.

Poi venne il terremoto e si trasferì ad Atripalda dove il fratello Angelo continua la tradizione di famiglia.

Negli anni 90 lo sconforto ci colse quando sapemmo della sua scomparsa per un tragico incidente di lavoro.

Il suo sorriso però è ancora in chi l’ha conosciuto, negli amici che si sedevano all’ombra di Carlucciello, che avevano apprezzato la sua umanità e la sua saporita pizza.

Neanche la pizza che vola, in quella immagine in bianco e nero, riesce a nascondere il suo sorriso che era quello di tanti artigiani del centro storico che caratterizzavano e davano forma a un luogo che vuole recuperare l’identità perduta e ricostruire una comunità fiera delle proprie origini.

Privacy policy